Agricoltura: arriva l’impiego di droni

Non è un caso se da un paio d’anni si moltiplicano i corsi di formazione come pilota di droni. Le aziende agricole più all’avanguardia, stimolate dalle associazioni di settore, sembrano aver colto il potenziale di questa nuova tecnologia applicata ai terreni agricoli e non solo.

È di inizio maggio l’accordo tra Confindustria e Coldiretti in Veneto, finalizzato al rafforzamento della collaborazione tra il settore primario e l’industria manifatturiera. Intanto cinquanta giovani agricoltori (e imprenditori), nella Regione Veneto, hanno già frequentato un corso da pilota.

“Questo protocollo d’intesa va nella direzione di un settore primario high tech segnato dalle scelte imprenditoriali dei giovani più preparati e attenti alle applicazioni d’avanguardia”, ha sottolineato il presidente di Coldiretti Martino Cerantola.

Ma quali sono i campi dove i droni possono tornare davvero utili? Secondo gli esperti molti: l’individuazione di malattie fungine, il rilevamento di insetti utili nella culture, il trattamento delle colture con agrofarmaci mirati. Azioni come quelle elencate possono interessare ambiti come la cerealicoltura, l’orticoltura e la viticoltura.

Proprio quest’ultimo settore potrebbe essere investito più di tutti da una vera e propria rivoluzione. Negli Usa, giovani agricoltori formati nelle aule delle università e attenti alle innovazioni, utilizzano già da tempo i droni per fare foto dall’alto, raccogliere un insieme di dati che possano servire per un’agricoltura di precisione. Chi investe nell’innovazione potrebbe avere davvero in un prossimo futuro un bel vantaggio competitivo.

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