Iran, si apre un nuovo mercato

L’accordo tra Stati Uniti e Iran sul nucleare è stato accolto con toni trionfalistici. Uno dei più grandi successi dell’amministrazione Obama, dicono alcuni. A festeggiare però non sono stati solo i politici, ma anche le grandi multinazionali, che soprattutto in alcuni settori vedono nell’Iran un nuovo mercato molto invitante.
Da paese praticamente inaccessibile fino a pochi mesi fa, a breve l’Iran potrebbe diventare la nuova Mecca del capitalismo mondiale. Perché se è vero che i grandi affari al giorno d’oggi si fanno nei paese arabi, l’Iran sembra essere il terreno vergine perfetto, con i suoi 80 milioni di abitanti.

Fino a quando erano in vigore le sanzioni, ad eccezione delle esportazioni di materiale medico e di alcuni prodotti agricoli, i commerci erano praticamente impossibili. Da una parte c’erano le sanzioni dell’Onu e dell’Unione Europea, dall’altra la rigidità e la chiusura di un regime ostile all’Occidente a ai suoi prodotti “infernali”. Cambierà presto tutto questo?
In realtà bisognerà aspettare ancora del tempo, e capire come si muoverà il governo iraniano e il capitalismo dal volto islamico. Finora non è che un mercato interno non esistesse. Era solo coperto, mascherato, o dal mercato nero o da un mercato che molti chiamano “grigio”, ovvero legale grazie al cambio di nome delle società, ma basato su meccanismi di esportazione verso paesi limitrofi.

In ogni caso l’Iran è oggi un paese molto più tollerante rispetto ad alcuni anni fa, soprattuto da quando nel 2013 è stato eletto presidente il moderato Hassan Rouhani. I cittadini della classe media sono istruiti e tramite il web seguono la moda occidentale; molti di loro viaggiano e fanno shopping all’estero.
E probabilmente sarà soprattuto il settore della moda a guadagnare di più dall’apertura di un mercato più ampio in Iran. L’anno passato è stata anche organizzata, senza troppo clamore, una settimana della moda a Teheran. Niente a che vedere con i fasti e le scollature che si vedono in giro durante la settimana della moda a Milano, ma almeno è un inizio. I tradizionalisti sciiti che diranno?

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