In Italia in 8 anni spariti 495mila autonomi classici

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In Italia in soli otto anni sono spariti 495mila autonomi “classici”, cioè gli artigiani, i piccoli commercianti e gli agricoltori. Mentre invece, come nel resto d’Italia, crescono le partite Iva delle nuove professioni, quelle ancora senza  un albo o un ordine professionale, come i web designer, i social media manager, i formatori, i consulenti agli investimenti, i pubblicitari, i consulenti aziendali, i consulenti informatici, gli utility manager, i sociologi, gli amministratori di condominio.

E poi ci sono coloro che prima svolgevano attività tradizionali da dipendenti, ma che poi, a seguito delle loro aziende, sono stati licenziati ed hanno dovuto aprire una partita Iva.

Tuttavia, rileva l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, al 31 dicembre scorso si contavano 5.045.000 lavoratori indipendenti. E sebbene il numero sia in leggero aumento rispetto a quattro anni fa, va segnalato che rimane ben lontano dai 6,2 milioni che registravamo agli inizi del 2014.

Ma se la platea dei lavoratori indipendenti negli ultimi anni è tornata a crescere, le attività che costituiscono il cosiddetto lavoro autonomo “classico” (che rappresentano quasi il 75% del totale dei lavoratori indipendenti presenti in Italia) sono in costante diminuzione.

Nel confronto tra il 2014 e il 2022 (il più esteso arco temporale che i dati Inps consentono di monitorare), il numero complessivo di queste tre categorie è sceso appunto di 495 mila unità.

Gli agricoltori sono diminuiti di 33.500 unità (-7,5%), i commercianti di 203.000 (-9,7%) e gli artigiani addirittura di quasi 258.500 (-15,2%). In tutte e tre le categorie i dati includono le posizioni Inps dei titolari dell’azienda, dei
soci e dei collaboratori familiari.

 

 

 

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