Prof. Marianno Franzini (Sioot): “Così l’ossigeno ozono terapia SIOOT può aiutare a combattere l’antibiotico resistenza”

L’antibiotico resistenza è tra le problematiche che preoccupano di più la medicina mondiale. Basti pensare che, secondo quanto rilevato dall’Organizzazione mondiale della Sanità, è responsabile della morte di circa 700.000 persone ogni anno. E senza misure decise la situazione rischia di peggiorare ulteriormente: entro il 2050 le morti causate dall’antibiotico resistenza supereranno quelle provocate da tumore.

Una soluzione, in questo senso, può arrivare dall’ossigeno ozono terapia SIOOT. “L’antibiotico resistenza si sviluppa perché i batteri evolvendo si attrezzano per superare l’effetto degli antibiotici. L’ossigeno ozono terapia agisce direttamente sui batteri inattivando la loro struttura di base” spiega il professor Marianno Franzini, presidente internazionale della Società scientifica ossigeno ozono terapia (Sioot), che raccoglie l’adesione di oltre 4.000 medici italiani e da 40 anni garantisce la somministrazione della terapia attraverso protocolli standardizzati. L’idea del medico è quella “dell’uso combinato delle due terapie da effettuare su pazienti ospedalizzati”, a cui si lavora attraverso una serie di protocolli e ricerche effettuate insieme all’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Per la prima volta, quindi, l’obiettivo è dimostrare l’efficacia di questo tipo di cura. “L’ozono – prosegue il professor Franzini – è in grado di rompere le membrane dei batteri resistenti all’antibiotico, consentendo così allo stesso di bloccarne la replicazione”. A questa conclusione oltre che il presidente internazionale della Sioot e altri colleghi, sono giunti anche diversi studiosi stranieri, come dimostra la letteratura scientifica sul tema.

L’ossigeno ozono terapia SIOOT, del resto, è già utilizzata in ambito dentistico-odontoiatrico. “La terapia – aggiunge il professor Franzini – è un valido aiuto per agevolare la guarigione delle ferite chirurgiche, in particolare nelle situazioni in cui la canonica terapia antibiotica non è sufficiente”. Il trattamento, in generale, può risultare molto utile per la gestione di tutte le complicazioni che possono insorgere: dalla riapertura delle ferite chirurgiche alle infezioni degli impianti.

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