Cinghiali e selvatici, da problema a risorsa: esperti a confronto

cinghiali

Sarà Foligno – dopo le esperienze di Lodi e Catanzaro – ad ospitare il III Congresso nazionale della Filiera delle carni di selvaggina selvatica, in programma dal 10 al 12 maggio a Palazzo Trinci. Una iniziativa organizzata dalla Società Italiana di Ecopatologia della Fauna (SIEF), dall’Associazione Italiana Veterinari Igienisti (AIVI) e dall’Associazione degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali. Durante la tre giorni, esperti si confronteranno sui diversi aspetti di questa tematica, tra tavole rotonde di confronto, interventi programmati di approfondimento e sessioni libere di comunicazione scientifica.

Il congresso, di carattere divulgativo e scientifico, vuole stimolare il dialogo tra componente venatoria, gestori di Parchi, Enti Regionali, categorie professionali dedite alla produzione, lavorazione, trasformazione, ristorazione, distribuzione delle carni, comunità scientifica di riferimento sulla salute animale/ qualità/ sicurezza degli alimenti, approccio economico di filiera e professione veterinaria impegnata nel controllo ufficiale e a livello decisionale e
legislativo.

Gestione delle specie problematiche

Un altro non secondario obiettivo è quello di mettere in contatto e migliorare la conoscenza degli esperti del settore sulle potenzialità delle filiere delle carni nel contribuire alla gestione di specie problematiche, al fine di dare un supporto ai territori dal punto di vista economico, sociale, culturale, scientifico, decisionale, legislativo, organizzativo.

Filiere delle carni certificate e garantite – argomentano gli organizzatori – rappresentano la naturale evoluzione di una gestione  oculata e strutturata delle popolazioni di animali selvatici sia in generale, sia a maggior ragione quando l’abbattimento di questi animali si inserisce in piani di controllo numerico per limitarne l’impatto sulle attività antropiche e zootecniche.

Cinghiali, da problema a risorsa

Per trasformare in una risorsa quello che oggi viene percepito come problema di sanità pubblica, stanno nascendo filiere resilienti volte alla produzione di carne di selvaggina selvatica, il cui obiettivo è quello di portare sulle tavole, non solo dei cacciatori, carni di elevato valore biologico e nutrizionale, ottenute nel pieno rispetto del benessere animale, sostanzialmente esenti da residui di antibiotici o altri farmaci e garantite dal punto di vista della tracciabilità, territorialità e sicurezza alimentare.

Queste premesse stanno attirando l’attenzione di diversi portatori di interesse allo sviluppo di filiere, a garanzia di una gestione trasparente per la qualità dei prodotti e sicurezza dei consumatori.

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