L’attacco al vino della Toscana è iniziato con le etichette “terroristiche” autorizzate dalla Ue all’Irlanda.

Il provvedimento era nell’aria ed ora è anche diventato realtà. Il via libera dell’UE all’Irlanda di inserire etichette allarmistiche sulle bottiglie di vino ma anche birra e liquori, equiparandoli alle sigarette, è di fatto un vero attacco diretto al prodotto del “Made in Tuscany” più venduto e conosciuto all’estero. Alla Coldiretti Toscana sono molto preoccupati dal momento che il provvedimento potrebbe penalizzare in maniera pesante un export che ha dato moltissime soddisfazioni, con numeri elevatissimi, oltre 4 milioni di esportazioni di sole bevande, un quarto del totale dell’export che vola ogni anno verso l’Irlanda, come certifica l’Istat. La Coldiretti Toscana è fortemente preoccupata per le ripercussioni che potrà avere il mercato di riferimento. A protestare sono comunque, oltre all’Italia, anche la Spagna la Francia ed altri quattro stati dell’Unione Per la Coldiretti non si tiene conto della quantità prima di annunciare pesantemente che “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”.
Si tratta di un pericoloso precedente che – afferma Coldiretti Toscana – rischia di aprire le porte a una normativa comunitaria che metterebbe a rischio la sopravvivenza di quasi 13 mila aziende regionali insieme ad oltre 1 miliardo di euro di esportazioni di vini oltre confini. “E’ del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino che nel nostro Paese è diventato l’emblema di uno stile di vita lento, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol. – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – Il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini secondo la Coldiretti non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate”.
Una scelta che rischia di alimentare paure ingiustificate nei consumatori come dimostra il fatto che quasi un consumatore su quattro (23%) smetterebbe di bere vino o ne consumerebbe di meno se in etichetta trovasse scritte allarmistiche come quelle apposte sui pacchetti di sigarette, secondo un sondaggio on line sul sito www.coldiretti.it.
La autorizzazione della Commissione fa seguito a ripetuti blitz a livello comunitario di penalizzare il settore come il tentativo di escluderlo dai finanziamenti europei della promozione nel 2023, sventato anche grazie all’intervento della Coldiretti. Un approccio ideologico nei confronti di un alimento come il vino che fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea e conta diecimila anni di storia e le cui tracce nel mondo sono state individuate nel Caucaso mentre in Italia si hanno riscontri in Sicilia già a partire dal 4100 a.c.
Si tratta di difendere un settore del Made in Italy, e del prezioso e ricco paniere della Toscana, che ha scelto da tempo la strada della qualità con 58 produzioni a denominazione (52 DOP e 6 IGP), di cui 4 tra le principali 20 italiane (Chianti Dop, Chianti Classico, Brunello di Montalcino Dop e Toscano Igp) con 1.183 milioni di euro di impatto economico e 5.839 operatori coinvolti. Qualità confermata anche nel 2021 con la Toscana che è stata la regione che più di altre ha investito in superfici a vino DOP (57 mila ettari) secondo il rapporto Qualivita – Ismea. La sola filiera del vino Dop coinvolge, nella nostra regione, 5.893 operatori con la Toscana che è la terza regione per impatto economico a livello nazionale secondo sempre Qualivita – Ismea.

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