Camionisti stranieri senza CQC, la novità che divide

camion

Divide il mondo dell’autotrasporto la proposta avanzata dal presidente di Anita, Thomas Baumgartner, in base alla quale si dovrebbe consentire agli autisti provenienti da paesi extra Ue, attraverso il Decreto Flussi 2022, di lavorare senza Carta di Qualificazione del Conducente (CQC) in attesa di conseguire l’abilitazione di guida professionale in Italia. Per la presidente di Ruote Libere, Cinzia Franchini, la proposta va “nella direzione diametralmente opposta a quella che sarebbe necessario intraprendere”.

La Carta di Qualificazione del Conducente è una certificazione obbligatoria per i conducenti che svolgono professionalmente l’attività di autotrasporto di merci o di persone. E’ una abilitazione che si aggiunge alla patente e per ottenerla bisogna aver già conseguito l’apposito documento di guida di tipo C o D. Dal 2020 l’obbligo di CQC è stato esteso anche ai trasporti non professionali di cose o di persone.

“Lo abbiamo detto decine di volte e lo ribadiamo: la carenza di autisti che grava sul settore dell’autotrasporto – spiega Franchini – non può essere supplita con l’introduzione di manodopera straniera a basso costo, ma viceversa va sanata con l’offerta di garanzie professionali, e anche economiche, a chi vuole intraprendere in modo serio questa professione. Qui non si tratta solamente di difendere i diritti della categoria, ma anche di offrire un servizio in sicurezza a garanzia dei committenti e di tutti gli utenti della strada. Aprire le porte ad autisti stranieri senza alcun tipo di formazione mettendoli su un camion in attesa di una competenza da maturare sul campo, in balia di loro stessi, spalanca ulteriormente le porte a una concorrenza selvaggia e alla continua rincorsa al ribasso nell’offerta dei servizi. Una deriva negativa per tutti dal punto di vista della qualità del lavoro, della sicurezza stradale e della legalità. Anche la recente operazione “Hermes” messa in campo dalla Polizia e dalla Guardia di Finanza di Piacenza,  che ha svelato una vera e propria rete dedita al racket di camionisti stranieri, dovrebbe far riflettere chi auspica ulteriori deregolamentazioni. Discorso diverso è quello che attiene le modalità di conseguimento e soprattutto di rinnovo della CQC e di una profonda riforma sull’accesso alla professione nel nostro Paese: su questo possiamo sederci a un tavolo e discuterne. Anzi, è essenziale farlo – conclude la presidente di Ruote Libere – ma non è certo eliminando ogni tipo di garanzia di professionalità che si fa il bene del settore”.

Exit mobile version