Coldiretti, proteste contro i cinghiali: “sono 2,3 milioni, basta”

La Peste Suina Africana continua a dilagare e, con 2,3 milioni di cinghiali sul suolo italiano e i branchi che si spingono fin dentro i centri urbani, non c’è da stare tranquilli. La Coldiretti ha partecipato al blitz di agricoltori, cittadini e istituzioni in piazza SS. Apostoli a Roma, supportando le istanze degli allevatori: “la situazione è diventata insostenibile in città e nelle campagne con danni economici incalcolabili alle produzioni agricole all’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi”. L’invasione di vie e piazze da parte dei selvatici viene vissuta dai cittadini come una vera e propria emergenza, tanto che l’81% secondo l’indagine Coldiretti/Ixè è convinto che si debba ricorrere ad abbattimenti di massa. In tale scenario anche l’Autorità per la sicurezza alimentare Europea (EFSA) ha lanciato un appello all’Unione Europea chiedendo misure straordinarie per evitare l’accesso dei cinghiali al cibo e ridurne del numero di capi per limitare il rischio di diffusione della pericolosa epidemia. Il presidente nazionale della Coldiretti Ettore Prandini sottolinea l’esigenza “di interventi mirati e su larga scala per ridurre la minaccia dei cinghiali a livello nazionale”.

A seguito dell’arrivo dell’emergenza nel vicino Lazio, Coldiretti Umbria aveva predisposto nei giorni scorsi un Documento per la Regione a salvaguardia del comparto suinicolo locale, già alle prese con una congiuntura caratterizzata da bassi margini per gli allevatori e alti costi di produzione. La regione ha risposto con due provvedimenti: la riduzione da 48 a 4 ore del termine di attesa per l’intervento dell’Atc che l’imprenditore agricolo deve rispettare prima di poter agire direttamente nell’abbattimento dei cinghiali sul fondo, e il rafforzamento dei controlli. “Di certo non basta, occorre attivarsi per porre un freno decisivo alla proliferazione degli ungulati, che dopo aver pesantemente colpito per decenni i redditi degli agricoltori, l’ambiente e la pubblica sicurezza, ora con il diffondersi della PSA rischia di compromettere un comparto con oltre 800 allevamenti e circa 190mila capi e con un’incidenza dell’11% sull’economia agricola umbra”. La mancata gestione del numero di ungulati nel corso degli anni ha portato a questa situazione, ribadisce Coldiretti Umbria: ora potrebbe ripercuotersi in maniera pesante sulla filiera suinicola, sulle attività di trasformazione, sull’intera norcineria.

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