Ucraina, il convegno di CNA di Ancona con Limes

Le parole con cui il direttore di CNA Territoriale di Ancona, Massimiliano Santini, ha aperto mercoledì pomeriggio il dibattito con Fabrizio Maronta di Limes per aiutare le imprese a capire il conflitto ucraino non si prestano ad equivoci: “ad oggi stiamo perdendo tutti”, ha detto. Un confronto acceso e partecipato che ha spaziato dalle ragioni della guerra alla storia dei rapporti geopolitici internazionali, fino agli elementi economici tangibili che determinano poi la quotidianità di imprese e cittadini.

Maronta, redattore e responsabile delle relazioni internazionali della prestigiosa rivista Limes, ha saputo tracciare il quadro geopolitico con la consueta chiarezza e sinteticità. Partendo dalle ragioni dell’Europa Centrale, interessata ad avvicinarsi ad UE e Nato per tutelare la propria sovranità dall’influenza russa, ha poi analizzato il punto di vista del Cremlino, preoccupato per l’accerchiamento e l’espansione della NATO che ha provocato la conseguente politica aggressiva russa iniziata nel 1994 con il conflitto in Cecenia. Sono state prese in esame le sottovalutazioni che il governo russo ha compiuto nell’intraprendere il conflitto e il peso reale della Nato e dei suoi interventi.

Poi Maronta ha parlato degli aspetti geoeconomici che determinano anche la vita delle imprese del territorio, sottolineando come, nonostante l’economia Russa sia sostanzialmente limitata su scala mondiale, per l’Italia i rapporti economici con la Russia rappresentino un asset strategico di sviluppo sul piano energetico e sul più generale mercato delle materie prime. In conclusione, dopo numerose domande degli imprenditori, si è constatato come la fine del conflitto non sembra in alcun modo essere un orizzonte a breve termine.

“Più il conflitto si protrarrà più continueremo in questa sconfitta collettiva” ha sottolineato il direttore Santini. “Va condannato senza se e senza ma l’aggressore e al contempo va rimesso al centro un lavoro diplomatico che ristabilisca un equilibrio. Solo così il nostro paese può auspicare di uscire da questa crisi che perdura oramai da 20 anni, tra destabilizzazioni economiche, sanitarie o geopolitiche. Lo spirito democratico unito allo spirito operoso delle nostre imprese deve essere la chiave di rinascita”.

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