Autotrasporto, Franchini (Ruote Libere): “sbagliato liberalizzare la professione”

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Il presidente del coordinamento unitario Unatras e di Confartigianato Trasporti, Genedani, ha confermato la totale liberalizzazione dell’accesso al mercato per fare l’autotrasportatore: dal prossimo 21 maggio, quindi, sarà sufficiente dimostrare “il possesso” anche di un solo veicolo indipendentemente dalla sua classe ambientale. L’annuncio non è piaciuto alla presidente dell’associazione Ruote Libere, Cinzia Franchini che ha commentato: “mentre l’Albo dell’Autotrasporto si celebra all’apertura del Transpotec, il salone del trasporto e della logistica di Milano, gli imprenditori devono fare i conti con l’ennesima beffa. La liberalizzazione smentisce le chiacchiere sulla svolta ambientale e, come se non bastasse, gli imprenditori non potranno contare nemmeno sui 500 milioni promessi dal Governo come ristoro per il mancato rimborso delle accise ordinarie per il secondo trimestre”.

Per Franchini, le aziende di autotrasporto che hanno investito in autocarri meno inquinanti di classe Euro V e Euro VI vogliono capire come ricevere questi 500 milioni. Le notizie che giungono non sono per nulla incoraggianti. “In seguito all’approvazione del Consiglio dei Ministri del Decreto Aiuti che contiene la misura a favore dell’autotrasporto, sarebbe emerso come questo provvedimento sia correlato al rispetto del “de minimis”, una regola secondo cui gli aiuti concessi alla medesima impresa, sommati fra di loro, non devono superare, per le imprese che operano nel settore dei trasporti su strada per conto di terzi, i 100.000 euro in tre anni. Una cifra assolutamente sproporzionata, troppo bassa rispetto alla mole di rimborsi che molte aziende attendono”.

Insomma, poche luci e molte ombre sul settore. “L’erogazione dei 500 milioni è sospesa in attesa che qualcuno risolva l’impasse. Una palude surreale nella quale l’inconsistenza delle vecchie associazioni di categoria è pari solo alla retorica con la quale ancora tali associazioni cercano di rassicurare i propri associati, i cui problemi ormai nemmeno conoscono e che comunque non sono interessate a risolvere”.

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