Coldiretti Piemonte, export a +8% ma preoccupano i rincari

La guerra in Ucraina e i forti rincari energetici stanno spingendo l’aumento dei costi correnti per la produzione della frutta italiana a +51%, addirittura +67% per l’ortofloricoltura, con un impatto traumatico sulle aziende agricole. Intanto l’export sfiora i 5,6 miliardi di euro (+8%), un vero record messo a rischio dal traumatico aumento dei costi di trasporto con picchi del +35% trainati dal prezzo dei carburanti e dalla carenza di infrastrutture e snodi commerciali in Italia. A dirlo è l’analisi di Coldiretti su dati Crea in rifermento a Fruit Logistica 2022 di Berlino.

Il comparto ortofrutticolo piemontese vanta un fatturato complessivo di oltre 500 milioni di euro, una superficie di 18.479 ettari e 7.950 aziende. L’annata 2021, però, è stata caratterizzata dal maltempo con gelate e grandine, che hanno causato perdite del 70% dei raccolti di albicocche e susine e fino al 100% per pesche e kiwi. I segnali dell’export sono positivi con +5% per le mele e +2% per i kiwi: a dirlo Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale. La produzione di mele piemontese coinvolge più di quattromila aziende ed una superficie di oltre seimila ettari, quest’eccellenza viene esportata in tutto il mondo. Per quanto riguarda i kiwi si registra un calo drastico delle superfici coltivate, dai 4.300 ettari del 2016 agli attuali 3.700.

Ora a pesare sul comparto sono i rincari di energia, carburante, materie prime, fertilizzanti ed imballaggi arrivati addirittura al +72%. Questo scenario fa sì che le liquidazioni, che devono ancora avvenire per l’annata 2021, saranno fortemente penalizzanti per i nostri produttori, spesso costretti a lavorare sotto costo. “Per difendere il nostro patrimonio frutticolo” proseguono Moncalvo e Rivarossa “bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro. Occorre lavorare ad accordi di filiera con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali”.

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