Stop navi da Ucraina, costi alle stelle

Mentre In Ucraina il conflitto armato degenera di giorno in giorno, iniziano a farsi sentire le conseguenze economiche anche in Italia. Al porto di Bari non giungono più le navi cariche di mais e soia mentre a Napoli, dopo il blocco di due navi provenienti dalla Moldavia, il prezzo del mais è schizzato a 38,5 Euro (17% in una settimana) facendo saltare i contratti sottoscritti prima della guerra. Preoccupa la chiusura dei porti sul Mar Nero, visto che Russia e Ucraina insieme rappresentano il 19% di export del mais.

L’analisi della Coldiretti Puglia, sulla base delle quotazioni alla borsa merci di Chicago, pone numerosi interrogativi cui al momento nessuno può rispondere. Il contratto future più attivo sul grano ha chiuso a 11,91-1/4 dollari per bushel (27,2 chili) ai massimi da marzo 2008 mentre il mais a 7,6 dollari per bushel al top da 10 anni e la soia a 16,78 dollari per bushel. Il blocco dell’arrivo di materie prime per l’alimentazione degli animali della stalle sta mettendo a dura prova gli allevatori: le scorte scarseggiano e sono vendute a prezzi stellari, rincarano i mangimi (+40%) e l’energia (+70%), il costo medio di produzione del latte ha raggiunto i 46 centesimi al litro.

Inoltre il latte alla stalla non è remunerato giustamente: per poter pagare un caffè al bar gli allevatori pugliesi devono mungere tre litri di latte pagati solo qualche decina di centesimi alla stalla, ben al di sotto dei costi di produzione. Coldiretti Puglia ha chiesto all’assessore regionale all’Agricoltura, Donato Pentassuglia, di attivarsi per far rispettare l’accordo regionale firmato da allevatori e trasformatori. Con l’avvio della task force contro le pratiche sleali dopo la pubblicazione del decreto legislativo in Gazzetta ufficiale, la Coldiretti sta raccogliendo gli elementi sul territorio per eventuali denunce.

“Dai campi alle stalle, i rincari delle materie prime hanno fatto impennare i costi di produzione, peggiorando gli effetti del Covid. È necessario adeguare i compensi riconosciuti agli allevatori per il latte e la carne, il prezzo del latte alla stalla in Puglia deve necessariamente essere al di sopra dei costi di produzione”, ribadisce il direttore di Coldiretti Puglia Pietro Piccioni. Si invoca un “patto etico di filiera” che garantisca una adeguata remunerazione dei prodotti agricoli e punti a privilegiare sugli scaffali il Made in Italy.

Intanto solo nell’ultimo anno in Puglia hanno chiuso oltre 120 stalle, 440 dal 2014, le imprese di allevamento da latte sono allo stremo. Coldiretti Puglia chiede un’assunzione di responsabilità della filiera tra allevatori, industrie e distribuzione per salvare il latte e le stalle pugliese perché non c’è più tempo. “Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e di persone”. Le conseguenze? Spopolamento e degrado.

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