Il Coordinamento nazionale antimafia Umbria incontra la DNA

Il Coordinamento nazionale delle Commissioni antimafia regionali dell’Umbria ha incontrato online nel pomeriggio di ieri i vertici della Direzione Nazionale antimafia. Nell’incontro il Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho ha espresso apprezzamento per il lavoro fin qui svolto dai vari organismi regionali nell’azione di contrasto alla criminalità organizzata e per la diffusione della cultura della legalità. Per la Regione Umbria, che aveva già ospitato a Perugia, nella sede dell’Assemblea legislativa, la riunione generale del Coordinamento, nell’ottobre scorso, ha partecipato il presidente della Commissione antimafia, Eugenio Rondini.

Fra i principali temi sul tavolo l’utilizzo dei beni confiscati alle famiglie criminali e il protocollo d’intesa “Liberi di scegliere”, che coinvolge Regioni, DNA, Tribunale dei minori, Ministero per la ricerca, Dipartimento Pari opportunità, Conferenza episcopale italiana e associazione Libera allo scopo di assicurare una concreta alternativa di vita ai soggetti minorenni provenienti da famiglie inserite in contesti di criminalità organizzata o che siano vittime della violenza mafiosa e ai familiari che si dissociano dalla vita criminale e dalle logiche mafiose.

L’obiettivo di questi enti è dotare tutte le Regioni italiane di un Osservatorio antimafia e in tal senso l’Umbria è molto avanti visto che tale organismo è già costituito da anni, mentre è ancora assente in regioni vessate dalle organizzazioni mafiose. È stata anche presentata una proposta di legge al Parlamento per introdurre nel Codice degli appalti pubblici un Elenco delle aziende che hanno denunciato estorsioni o tentativi di condizionamento dell’attività, così che gli imprenditori che denunciano non rimangano isolati ma possano invece usufruire di alcuni bandi pubblici ad hoc.

Sebbene l’Umbria non risulti al momento interessata da un radicamento delle mafie tradizionali, in regione sono presenti soggetti che riciclano proventi di attività criminali e reinvestono capitali illeciti, infiltrandosi nel tessuto delle piccole e medie imprese. Secondo la relazione 2020 della Dia, la Direzione investigativa antimafia, a preoccupare è il fenomeno delle estorsioni e dell’usura, cresciute con la crisi delle aziende provocata dalla pandemia. Le mafie fanno affari anche con i finanziamenti pubblici per la ricostruzione post-sisma, soprattutto camorra e ‘ndrangheta.

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