Pier Maria Saccani: la Mozzarella di Bufala Campana DOP è sinonimo di Campania ed eccellenza. Ecco il lavoro e le prospettive del nostro consorzio di tutela

Consorzio Mozzarella bufala campana DOP

Dott. Saccani Consorzio Mozzarella bufala campana DOP

Saccani, il sistema consortile è una cultura che in Italia conserva le grandi eccellenze di cui siamo fieri nel mondo. Come procedono i lavori nella vostra importante realtà?

Negli ultimi sei anni, nel nostro consorzio, abbiamo assistito ad un aumento del prodotto certificato che si attesta intorno al 30% . L’appartenenza al Consorzio è una garanzia in termini di tracciabilità della filiera. Il lavoro di potenziamento del ruolo del nostro consorzio passa in primis attraverso lo studio e la profilazione del mercato, a tale scopo: post lockdown abbiamo incaricato ISMEA (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, ndr) per quanto inerente il mercato italiano, e NOMISMA per il mercato europeo perchè riteniamo fondamentale rintracciare le nuove abitudini dei consumatori.

Come si comporta il settore in questa fase post lockdown?

La pandemia ci sta rieducando sotto molti punti di vista, incluso quello alimentare. Una conferma che ci arriva in questo periodo post lockdown è che esiste una immagine ben distinta nella mente del consumatore: la mozzarella di bufala buona viene dalla Campania. Non esiste un altro prodotto nel centro-sud Italia comparabile in termini di fatturato. Limitiamoci al valore strettamente connesso alla mozzarella parliamo di oltre 750 milioni di euro annui, ma se ragioniamo considerando anche l’indotto i numeri sono molto più grandi, pensiamo ai trasporti, al comparto veterinario, ai laboratori di analisi, al settore mangimi, alle imprese di pulizie, per non parlare del polo industriale che si è creato nella produzione della componentistica, di macchine di produzione e di lavorazione dei formaggi.

Un bel pezzo di PIL indubbiamente, quali le prospettive?

Il settore agroalimentare è troppo spesso ragionato in maniera scollata dal profilo culturale che è in grado di ingenerare. Valorizzare questa stretta connessione permette di conferire il giusto peso sociale ed economico al comparto: un comparto che da lavoro ad oltre 11mila persone. Penso alla logistica, penso alla necessità di potenziare l’export. Perché il quid su cui ragionare in questo senso è ottimizzare la filiera al fine di valorizzare l’’uscita del prodotto dai confini nazionali.

Un vero volano anche in termini di ricettività…

La Campania è risultata la seconda regione italiana, dopo il Veneto, in termini di incoming turistico. Capodichino è il polo aeroportuale che ha registrato la crescita maggiore in Italia. Il lavoro di tutela e di conservazione del prodotto DOP è un lavoro necessariamente connesso al bene culturale. Da cinque anni il nostro consorzio ha sede all’interno delle vecchie scuderie della Reggia di Caserta. Ma pensiamo un attimo alla Campania: pensate, anche nell’immaginario grafico delle persone, come la mozzarella sia uno degli elementi subito legati alla Campania, insieme al Vesuvio, alla Reggia. Un trait d’union imprescindibile, una allegoria autentica.

Quali sono le peculiarità di un Consorzio come il vostro, così allineato?

Il nostro consorzio vanta il 35% del proprio organico declinato al femminile, incluse ovviamente posizioni apicali. Un terzo degli impiegati dei nostri soci hanno meno di 35 anni, siamo la cartina tornasole del riavvicinamento delle nuove generazioni al valore agricolo. Sono aspetti di cui vantiamo la costruzione attenta attraverso un piano di formazione dettagliato. Perché la qualità, che è il nostro faro, si raggiunge solo attraverso la formazione puntuale.

Un faro, quello della qualità, che sicuramente traccia una strada anche impegnativa…

Ci sono degli standard molto precisi da seguire nel processo produttivo della mozzarella di Bufala campana DOP, standard finalizzati alla tracciabilità del prodotto per questo abbiamo pensato ad una scuola di formazione riconosciuta a livello nazionale e che opera anche in ottica internazionale. Ma ci pensiamo che Robert De Niro ogni mercoledì gusta una mozzarella di bufala? Pensare che intervistato da Vincenzo Mollica ha scherzato sulla propria distrazione perché, quando sente un accento italiano pensa alla mozzarella. E questa è una immagine estremamente potente del nostro paese all’estero. Siamo di fronte ad un consumatore sempre più avveduto: è nostro impegno e compito attestarci sempre sul mantenimento dell’eccellenza qualitativa.

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