Non sono tempi facili per gli allevatori, né in Calabria né nel resto d’Italia. Il settore è flagellato da una serie di criticità come la difficoltà nel trovare le materie prime, e l’aumento clamoroso dei costi di produzione provocato dai rincari di gasolio, mangimi e attrezzature varie. Per fare fronte alle difficoltà si è tenuto un incontro a Spezzano della Sila, in provincia di Cosenza, organizzato da Cia Calabria e l’organizzazione Uniceb. Vi hanno partecipato il presidente nazionale Cia Agricoltori Italiani Dino Scanavino, il suo omologo Uniceb Carlo Siciliani, il presidente di Cia Calabria Nicodemo Podella e quello di Ara Calabria, Raffaele Portaro.
Le importanti personalità si sono trovate d’accordo sul puntare su qualità e tipicità territoriali, sulla filiera della carne bovina e sulla Igp podolica. Si è parlato molto del progetto Mipaaf “Alleviamo Italiano” dedicato ai contratti di filiera, una misura volta a valorizzare e incrementare la produzione di carne da bovini nati e allevati nel nostro paese nel pieno rispetto dell’ambiente e del benessere animale. Insomma, le aziende zootecniche devono essere messe al centro della discussione. Un altro nodo è quello del riconoscimento di marchio Igp per la podolica, fortemente voluto dalla regione Calabria, che potrebbe offrire importanti opportunità alle componenti della filiera nel Sud Italia.
I bovini di razza podolica sono caratterizzati da mantello grigio con striature più scure su collo, coscia e orecchio, le corna a mezzaluna nei maschi e a forma di lira nelle femmine. Questa varietà è rinomata per la produzione di carne e per il latte utile per fare formaggi. Sulla qualità dei podolici è intervenuto anche il presidente di Cia Calabria, Nicodemo Podella, che ha ricordato come questa razza si presti a un sistema di allevamento strategico con ripercussioni anche sulla cultura e l’aggregazione sociale.
Nonostante l’importanza del settore, il Covid ha colpito duramente gli allevatori. Nel primo semestre 2020 le macellazioni di bovini sono diminuite del 17,8% rispetto allo stesso semestre del 2019, sebbene a partire dalla scorsa estate si sia assistito a un certo recupero. Nello stesso tempo è diminuita l’importazione (-1,2%) ed è aumentato l’export (+15,1%). I prezzi di vendita sono calati del 63,4%, soprattutto nel settentrione con oltre il 70% delle aziende coinvolte.