Salvare la Sardegna dal dissesto idrologico: un sesto del territorio isolano interessato a possibili frane e inondazioni. Non bastano i tredici milioni di euro destinati dalla Regione. La Confartigianato: “Fruttare risorse del PNRR per non contare più morti e distruzione”.

Il rischio è davanti agli occhi di tutti: un sesto, almeno, del territorio regionale è a rischio inondazioni o frane, quasi sessantamila abitazioni, mezzo milione di abitanti con un numero impressionante di beni culturali. Lo rileva l’Ispra che ha fatto una foto precisa dell’Italia che guarda con timore al maltempo.
“Le piogge incessanti che da ormai più di 20 giorni, in particolare nel sud Sardegna e in Gallura, si sono trasformate in alluvioni, portando morte e causando gravi danni agli edifici privati alle infrastrutture pubbliche, fanno tornare d’attualità il problema del dissesto idrogeologico e di un territorio ancora troppo fragile, che necessita di urgente manutenzione e messa in sicurezza. Purtroppo queste situazioni hanno anche un impatto diretto sulle attività produttive che, a causa di questi eventi, sempre più spesso si trovano nelle condizioni di non aver la capacità e la forza per ripartire. Questo non possiamo permettercelo”.
E’ questo il commento di Maria Amelia Lai, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, sulla situazione di una corretta pianificazione territoriale, fondamentale per la mitigazione del rischio idrogeologico.
I numeri per l’Isola, per fortuna, dicono anche che solo il 3,4% del territorio sardo è a “elevato rischio”, mentre il 4% è a “medio rischio” e il 7% a “basso rischio”.
Analizzando il territorio, su 24.100 chilometri quadrati, 827 kmq (il 3,4%) subiscono una “elevata pericolosità idraulica con alto rischio frane”, coinvolgendo ben 80mila persone e 346 beni culturali. La fascia a “rischio medio”, interessa invece 974 chilometri quadrati, coinvolge quasi 125mila abitanti e 433 beni culturali. La fascia più bassa, quella a “lieve impatto”, va a impattare su 1.676 chilometri quadrati di territorio, sui quali gravitano 271 abitanti con 674 beni culturali.
Tra le varie province sarde, quella “più a rischio” è quella del Sud Sardegna, con 227 chilometri quadrati “ad elevata pericolosità”, segue Oristano con 209, il Nord Sardegna con 163, Nuoro Ogliastra con 130 e Cagliari con soli 96,
Una analoga analisi di 4 anni fa, rilevava come ben 338 Comuni dell’Isola, l’89,7% dei 377 totali, nei loro territori avessero aree caratterizzate da un’elevata o molto elevata pericolosità da frana o da una media pericolosità idraulica. In queste aree, di conseguenza risultavano a rischio 58.228 edifici, 10.701 attività produttive con 28.674 addetti. In particolare, sempre nell’analisi di 4 anni fa, raccontavano di una Sardegna con 12.250 edifici esposti a pericolo elevato e molto elevato di frane (il 2,0% del totale) e 41.978 edifici minacciati da rischio alluvione di grado medio (il 6,9%). Si contavano poi 1.346 imprese a rischio frane (l’1,1%), ben 9.355 quelle a rischio idraulico di media intensità (l’8,0%).
“Purtroppo assistiamo sempre più spesso a sfasamenti climatici che si verificano con lo slittamento delle stagioni, la tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi – fa eco Daniele Serra, Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – che hanno fatto registrare in Sardegna, e in tutto il resto d’Italia, negli ultimi dieci anni tanti miliardi di euro di perdite, tra cali della produzione agricola e danni alle strutture e alle infrastrutture”. “Siamo di fronte a una situazione climatica in forte evoluzione e difficile da controllare – prosegue Serra – soprattutto per una regione fragile come la Sardegna, serve intervenire urgentemente creando strumenti di gestione del rischio sempre più avanzati, efficaci e con meno burocrazia”.
Ma al di là della natura, sempre più imprevedibile, vi sono i cronici problemi economici.
“Con i tagli di Bilancio, che si sono susseguiti negli ultimi decenni, non solo nella Sanità, si è investito sempre meno nella prevenzione, nella messa in sicurezza e nel ripristino del territorio – sottolinea la Presidente Lai – è sotto gli occhi di tutti come l’economia italiana abbia fatto registrare una caduta di questi stanziamenti pubblici, situazione che ha reso il territorio più vulnerabile alle conseguenze dei cambiamenti climatici come ogni volta, purtroppo, viene evidenziato dopo gli effetti disastrosi delle ondate di maltempo”. “E’ positiva la notizia dei 13 milioni che il Consiglio dei Ministri ha recentemente stanziato per la Sardegna per la messa in sicurezza dei reticoli idrografici, a tutela del territorio e dei centri abitati – continua – con questi saranno realizzate nuove opere finalizzate al recupero ed al miglioramento della funzionalità idraulica dei reticoli idrografici, con particolare riferimento ad interventi in aree particolarmente vulnerabili per la salvaguardia della sicurezza dei cittadini, dei beni e delle attività produttive”. “Al di la di questi – rimarca la Lai – auspichiamo che anche in Sardegna possano arrivare anche altri stanziamenti del PNRR, che potrebbero venir messi a disposizione dal Ministero dell’Ambiente per il ripristino, la salvaguardia, la messa in sicurezza di aree esposte a rischio di dissesto e per le opere già esistenti. Questi fondi rappresenterebbero una opportunità quasi unica e che va assolutamente colta e sfruttata. Ci auguriamo che gli Enti Locali si preparino a sfruttare questi ingenti risorse perché futuro è anche nelle loro scelte e nella loro capacità di amministrare e investire tali finanziamenti”. “Non vorremmo – conclude la Presidente – che la burocrazia facesse più danni delle alluvioni”.
Per Confartigianato Sardegna, in conclusione, risultano fondamentali non solo efficaci sistemi di allertamento ma anche e soprattutto una corretta pianificazione territoriale, interventi strutturali, manutenzione e buone pratiche anche in campo agricolo e forestale, fondamentali per la mitigazione del rischio idrogeologico, in un’ottica di salvaguardia della sicurezza delle persone e delle realtà produttive, il tutto unito a una importante capacità di spendita delle risorse.

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