Come nasce un’azienda internazionale: da garzone pasticciere a esportatore nel mondo di cialde e cannoli siciliani.

Quella di Giuseppe Palmisano è una storia d’impresa che potrebbe essere studiata sui libri di economia. Cinquantatré anni, nato in Puglia a Martina Franca (cittadina della Valle d’Itria) a sette anni comprende quale sarebbe stato il suo futuro: diventare pasticciere. Lo fa quando per la prima volta assaggia un dolce alla crema, cosa rara a quei tempi soprattutto in una famiglia modesta come la sua.

Completa a malapena la scuola dell’obbligo, poi passa da semplice garzone a pasticciere. Durante il servizio di leva a Modena, nel tempo libero lavora presso una nota pasticceria, il cui proprietario al termine del servizio militare gli propone di diventare socio; ma le ambizioni di Palmisano sono ben diverse. Tuttavia rimane lì due anni per ampliare le sue conoscenze professionali, ma poi torna in Puglia.

Si fidanza con Grazia Minardi (lui la ritiene determinante per quelle che sono state le sue scelte vincenti) ed insieme tentano una avventura manageriale che cambierà la loro vita. Sono i primi anni di internet e delle ricerche sulla rete. Un giorno l’imprenditore scrive su un motore di ricerca: “qual è il dolce italiano più conosciuto nel mondo”? La risposta è Il “tiramisù” e il “cannolo siciliano”. Tra questi due opta per il secondo: il cannolo arrotolato a mano. Sarà un dolce artigianale prodotto a livello industriale. Ma ciò che lo attira è soprattutto il mercato internazionale.

Siamo nel 1992 quando ha inizio la sfida: firma 100 milioni di lire di cambiali, acquista ratealmente delle attrezzature di seconda mano che nel tempo, Giuseppe Palmisano, trasformerà ingegnosamente in un impianto esclusivo da brevettare in futuro.  Ma i lunghi tempi (60 giorni) per la riscossione dei pagamenti di quanto venduto lo inducono, per otto anni, ad aggiungere alla produzione principale quella di cornetti artigianali, per poter incassare denaro contestualmente alla consegna. Ogni notte, insieme ad un operaio, percorre 250 km per andare a consegnarli in un territorio compreso tra lo Jonio e l’Adriatico. All’inizio del secondo millennio avviene la svolta.

La ditta individuale è diventata troppo “stretta” per la famiglia Palmisano. Allora nasce la Palmisano srl. Oltre all’Italia si lancia la sfida sul mercato estero. Internazionalizzare diventa il vero obiettivo da raggiungere per aumentare una produzione che oggi si attesta su 350.000 cialde al giorno. Il tutto viene favorito dalla conoscenza casuale su internet della Elite Sweets di Toronto, una azienda canadese che produceva già dolci. L’esportazione dei cannoli della Palmisano srl dal Nord America arriva ai Balcani, precisamente in Macedonia, dove viene acquisito il 60% di una società di pasticceria industriale che viene convertita in artigianale. La credibilità dell’impresa è costituita da una significativa patrimonializzazione societaria. «La nostra è una rivoluzione di prodotto e di processo che si innesta in una più ampia visione che fa di noi degli innovatori nella tradizione. Le cialde che produciamo sono arrotolate a mano come una volta», dice orgogliosamente Giuseppe Palmisano.

Da poco è stata aggiunta al gruppo la Palmisano Holding, con l’obiettivo di brevettare le innovazioni apportate in questi anni sui macchinari e le attrezzature, così da renderli replicabili e vendere il know-how su scala internazionale.

Uno sguardo lungimirante il suo, grazie anche all’aiuto della figlia Giorgia che si avvia a seguire l’azienda in prospettiva futura andando intanto a formarsi in Olanda in Business Internazionale.

Il mondo poi, alla fine, non è così grande soprattutto per chi da semplice garzone pasticciere ha saputo volare così in alto.

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