Studio Legale Parenti: «L’incremento della raccolta dei dati mette ancora più a rischio il nostro diritto alla privacy»

Con l’avvento di internet fare shopping su un e-commerce, leggere online un quotidiano o partecipare a un forum attraverso l’utilizzo di device e pc lascia inevitabilmente una traccia digitale del nostro passaggio e delle nostre preferenze. Nemmeno l’emergenza sanitaria è riuscita a porre un freno alla raccolta dei dati personali degli utenti da parte dei grandi colossi digitali, le cosiddette Big Tech. L’avvocato Luigi Parenti, patrocinante in Cassazione e titolare dello storico studio legale di Roma, con una sede a Milano, che svolge attività di assistenza legale in tutte le branche del diritto, così commenta: «L’inarrestabile raccolta dei nostri dati comporta il frazionamento delle persone che siamo in molteplici individui creati dal mercato per il mercato: in tal modo la nostra personalità è l’agglomerazione di immagini, video e pensieri sottratti e rielaborati in profili e prodotti commerciali aventi finalità lucrative. Ulteriore profilo allarmante del fenomeno si concretizza nella distorta e fallace creazione di un’immagine digitale, la quale risulta ricostruita da algoritmi automatizzati condizionati da finalità di raccolta, provocando una sorta di “profanazione” del diritto alla privacy proprio di ogni “navigatore del web”. Ad oggi, la maggioranza dei siti web e dei servizi commerciali elaborano analisi approfondite sulle abitudini degli utenti allo scopo di incrementare il loro business; tale tecnica è denominata profilazione, la quale si interseca con la psicometria, che rappresenta l’insieme dei metodi d’indagine psicologica volta a valutare la condotta umana».

I nostri dati, quindi, sono diventati il “petrolio di questo secolo”, poiché in grado di aumentare esponenzialmente i profitti delle aziende che li possiedono.
«I sistemi per la raccolta dei dati, oltre ad essere persuasivi, sono studiati per acquisire delle informazioni che non sempre rappresentano aspetti reali della vita dell’individuo profilato: in tal senso ciò che davvero interessa è che l’individuo/prodotto rivesta il target ad hoc rispetto a una determinata pubblicità. L’obiettivo della profilazione, della psicometria e del data mining, fenomeno atto a catturare, per mezzo di monitor pubblicitari affissi per strada, le nostre reazioni deducendo così le nostre preferenze, è capire chi siamo mediante le tracce che lasciamo sul web, così da condizionare anzi tempo le scelte che facciamo nella vita quotidiana. Il sistematico monitoraggio delle nostre attività su internet consente alle Big Tech di conoscerci, spesso più di quanto noi stessi ci conosciamo. Tali considerazioni ci inducono a chiederci se una così forte invasione della nostra privacy costituisca il giusto prezzo da pagare per l’utilizzo della rete: la risposta chiaramente non può che essere negativa. Le istituzioni dell’Unione Europea hanno fatto dei passi in avanti nella protezione dei dati dei cittadini europei, tuttavia tali slanci non risultano ancora sufficienti al fine di garantire una totale protezione dei dati personali e/o sensibili».

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