Coltivazioni umbre sempre più a rischio: dopo i cinghiali ecco i lupi. Coldiretti Umbria: “tutelare il lavoro delle imprese agricole”

Siamo abituati a pensare che lupi e cinghiali abitino esclusivamente le zone boschive lontane dall’uomo, invece è sempre più frequente che si aggirino in luoghi abitati come dimostra l’incursione della settimana scorsa a Perugia in via San Simone del Carmine che ha provocato la morte di quattro pecore dell’azienda agricola di Carlo Molinari. Se il bestiame è minacciato soltanto dai predatori, a danneggiare le coltivazioni sono sufficienti cinghiali, volpi e persino caprioli.

Gli ortaggi che arrivano sulle nostre tavole sono a rischio e il presidente di Coldiretti Umbria Albano Agabiti non ci sta, esprime tutta la sua scontentezza per le uccisioni di animali da parte dei lupi. “Occorre proteggere il lavoro delle imprese che spesso viene vanificato, ormai si moltiplicano i casi di aziende talmente scoraggiate da cessare l’attività”. Agabiti auspica un monitoraggio più efficace per gestire il fenomeno, azioni più incisive per scoraggiare i predatori e un impegno maggiore per rimborsare i danni. “Ci vogliono provvedimenti da parte delle Istituzioni ai vari livelli per far fronte a una situazione ormai non più accettabile”.

Le istituzioni non stanno prendendo sottogamba la questione. In estate la giunta regionale ha approvato una delibera per trasferire 256.000 Euro ai tre Ambiti territoriali di caccia e liquidare la totalità dei danni provocati da animali selvatici nel 2020. I danni verificati sono stati infatti quantificati dai Comitati di Gestione degli Ambiti Territoriali di Caccia. Ma la situazione rischia di precipitare se non si prendono ulteriori provvedimenti.

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