Con “Custodire l’arte” in mostra a Perugia tre opere provenienti da chiese e musei danneggiati della Valnerina

Il terremoto di Umbria e Marche del 2016 ha provocato vittime e devastato un intero territorio sotto tutti i punti di vista, non ultimo quello del patrimonio artistico. Per salvaguardare le opere rimaste intatte si è deciso di trasportarle in località ritenute più sicure tra cui il capoluogo umbro. E ora, grazie a “Custodire l’arte”, a Palazzo Baldeschi di Perugia sarà possibile ammirarne tre, giunte da chiese e musei danneggiati della Valnerina.

Il progetto espositivo è frutto della collaborazione tra Galleria Nazionale dell’Umbria, Archidiocesi di Spoleto-Norcia, comune di Norcia e Fondazione CariPerugia Arte. Le tre opere sono la statua della Madonna adorante il Bambino di autore ignoto, l’Annunciazione di Giovanni del Biondo e la celebre Vergine Annunciata di Jacopo della Quercia, tutte provenienti da Norcia. Dopo il terremoto queste opere erano state ospitate alla Galleria Nazionale dell’Umbria e oggi ritrovano l’abbraccio ideale del pubblico, in attesa del restauro dei loro luoghi di provenienza.

I rappresentanti delle istituzioni hanno espresso soddisfazione. Secondo la Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio Cristina Colaiacovo “il progetto rappresenta uno stimolo alla valorizzazione del patrimonio culturale espressione della memoria collettiva. È stato possibile grazie alla collaborazione tra vari soggetti del territorio”. Monsignor Renato Boccardo ha ribadito che “Custodire l’arte” rappresenta una speranza di ripartenza per tutta la Valnerina dopo il sisma del 2016.

Il sindaco di Norcia Nicola Alemanno ha ringraziato gli altri attori del progetto aggiungendo che “la ricostruzione ha bisogno del recupero e del restauro di opere che rappresentano la storia e la cultura di una comunità”. Per il direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria Marco Pierini il progetto è una dimostrazione di dialogo che proseguirà in futuro: “le opere esposte a Palazzo Baldeschi sono testimonianza di una ferita e al tempo stesso di una speranza”.

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