Mamerti di Mobili Brianza lancia l’allarme: «A rischio le scuole di arti e mestieri: quale futuro per il lavoro artigianale?»

Mobili Brianza

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L’eccellenza dell’artigianato italiano ha un futuro incerto? È questo il timore paventato da Alessandro Mamerti di Mobili Brianza, che da 40 anni rappresenta un punto di riferimento nella Capitale per coloro che desiderano arredare la propria casa con mobili di alta qualità, realizzati su misura e costruiti con materiali di eccellenza per durare nel tempo.

«Parliamo tanto di tecnologia 4.0 – esordisce Mamerti – di informatizzazione, di grandi cambiamenti in tutti i settori lavorativi, di industrializzazione dei processi, ma in qualità di imprenditore che ha puntato tutto sul lavoro artigianale osservo segnali di regressione nel settore del Made in Italy. Senza vis polemica ma con vero rammarico, rilevo che in Italia sta scomparendo l’artigianalità manifatturiera che ci ha reso grandi nel mondo. Le scuole di arti e mestieri, i laboratori, le realtà artigiane che un tempo si adoperavano per insegnare il fine lavoro manuale e perpetuare quindi la tradizione artistica di alto valore culturale e identitario stanno lasciando il posto a produzioni industrializzate che poco hanno a che fare con la nostra storia, la nostra capacità di realizzare prodotti assolutamente unici. Anche se per definire un prodotto di alta qualità si citano spesso termini come “fatto a mano”, “sartoriale” e “tailor-made”, nella realtà il settore delle scuole di artigianato langue».

Mamerti scoperchia una realtà purtroppo sottovalutata, spiegandone i motivi: «Non ci sono scuole – continua – e quelle poche che sono rimaste stanno scomparendo perché spesso non esiste più ricambio generazionale: mestieri come ebanista, falegname o lucidatore si stanno estinguendo nell’indifferenza di un settore in cui molti artigiani si sono trasformati in imprenditori con un proprio brand. Se prima i laboratori insegnavano a realizzare intagli, intarsi, lavorazioni uniche e originali oggi è tutto meccanizzato. Gli unici che hanno ben compreso l’importanza e il valore di imparare mestieri ormai in disuso sono gli stranieri: paradossalmente, mentre i nostri giovani sembrano non essere interessati a proseguire nel solco della tradizione, ci sono molti studenti australiani, americani o giapponesi che vengono in Italia per apprendere le nostre tecniche. Se da una parte sono loro a ricordarci quante cose di pregio ci rendono grandi nel mondo, dall’altra le nuove generazioni non sanno più usare le mani per creare cose belle… ci stiamo auto impoverendo a livello culturale e artistico».

Insomma, l’eccellenza italiana e lo stile che tutti ci invidiano e ci copiano stanno perdendo le loro fondamenta. Mamerti dà il suo suggerimento: «Possediamo una ricchezza immensa che risiede non solo nel lavoro manuale ma anche nel connubio di testa e cuore: cerchiamo di trasmettere alle nuove generazioni il senso del Bello, ma soprattutto destiniamo fondi per la rinascita delle botteghe d’arte, permettendo loro di formare le persone, senza limiti d’età. Un aiuto economico che permetterebbe alla piccola e media impresa e all’artigiano di sopravvivere promuovendo progetti formativi di valore. Un’opportunità che avrebbe anche risvolti economici in quanto porterebbe l’acquirente ad investire maggiormente sull’artigianato locale dando una spinta significativa al nostro mercato».

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