Serve un modo nuovo per la gestione del patrimonio forestale in Calabria. Rota della Cisl “E’ ora di un protagonismo diverso del Ministero con un ruolo crescente della Regione”.

L’emergenza incendi ha messo a nudo, semmai ce ne fosse stato bisogno, la criticità della organizzazione forestale della Regione Calabria. Che ora deve essere ripensata e portata ad un livello di efficienza sì da scongiurare nuove catastrofi. “Il Piano di Ripresa e Resilienza rappresenta una grande opportunità per modernizzare il Paese, guardando a progetti che ci facciano superare quelle drammatiche scelte conosciute in passato tra lavoro e ambiente, tra occupazione e salute. Anche con il decreto di oggi il Governo prevede nuove risorse, con 40 milioni per l’emergenza incendi: spendiamoli bene, per uscire dalla logica delle emergenze. In questo senso vediamo ancora una volta protagonisti i Ministeri dell’Interno e della Difesa, mentre invece è il Mipaaf che dovrebbe essere il perno centrale delle politiche forestali e nella gestione dei lavoratori coinvolti”.
Lo ha detto il Segretario Generale della Fai Cisl, Onofrio Rota, intervenendo al webinar “Boschi e Foreste nella strategia forestale e nel PNRR”, al Festival della Soft Economy di Symbola, giunto quest’anno alla sua IX edizione.
“L’ambiente – ha aggiunto il sindacalista – per il nostro Paese è davvero una risorsa essenziale anche in termini occupazionali, ma la politica italiana dagli anni ’70 ha abbandonato le foreste. Cosa che altri Paesi europei non hanno fatto, e non a caso sono quei Paesi che non hanno dovuto affrontare il dramma degli incendi come abbiamo dovuto farlo noi”.
“Quello dei forestali – ha detto il leader della Federazione agroalimentare e ambientale della Cisl – è un ruolo attivo nella tutela del patrimonio naturale. Serve tanta manutenzione, ma oggi se veramente vogliamo seguire la strategia europea sulla biodiversità, servono soprattutto nuove piantumazioni, accordi di filiera per valorizzare i nostri vivai, creare nuova bellezza, qualità dell’aria, e contenere i cambiamenti climatici. C’è una multifunzionalità del settore idraulico forestale che il nuovo Piano nazionale dovrà saper cogliere, puntando soprattutto su tre assi: formazione dei lavoratori, ricambio generazionale e rilancio della filiera del legno, perché continuiamo a importare il l’80% di materia prima forestale, e spesso è legname che viene da circuiti poco trasparenti, dove regnano lavoro nero e deforestazione selvaggia. Tutto questo nonostante l’Italia abbia una superficie boschiva di quasi 12 milioni di ettari. Utilizziamo il 30% di questa risorsa, mentre la media europea è del 60%”.
“Siamo orgogliosi – ha concluso Rota – di annunciare che finalmente, dopo tante battaglie e appelli, siamo all’ultimo miglio del rinnovo del CCNL del comparto idraulico forestale. Entro qualche settimana, ci auguriamo, i lavoratori potranno avere dalla loro parte un contratto nazionale nuovo, e vogliamo che oltre a recuperare parte del reddito perso si comprenda anche il valore stesso di aver ricomposto il tavolo istituzionale, traguardo per niente scontato visto che l’ultima trattativa è avvenuta 12 anni fa. Ma l’intero comparto va ripensato, va rivisto il ruolo delle Regioni e serve un maggiore protagonismo del Mipaaf. Lo dobbiamo ai 65mila operai di un’Italia che ha il 40% della superficie nazionale costituita da boschi. Sul settore il Governo deve metterci la faccia. Il Ministro Patuanelli ha dimostrato sensibilità sia verso il confronto con le parti sociali che verso le politiche ambientali, ora è giunto il momento di fare un ulteriore passo in avanti, attuando il Testo Unico della Forestazione, proseguendo con i decreti sulla certificazione dei prodotti legnosi, investendo su nuove segherie, un settore scomparso in Italia, e guardando alla ripresa del turismo, legato a doppio filo con le nostre filiere agroalimentari e ambientali”.

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