Aldo Rotunno: “Imprenditori uniti per superare la crisi, nascono i Village: maxi locali con più ristoranti, market, animazione per bambini e spazio per eventi live”

L’idea vincente, testata prima della pandemia, si arricchisce delle esperienze e delle competenze acquisite in anni di attività da ciascuno dei ristoratori che si uniscono per essere più forti, dividere le spese e sostenersi a vicenda.

È la ricetta di PopupVillage market restaurant, il progetto creato da Aldo Rotunno, imprenditore impegnato da quindici anni nel settore dell’organizzazione di eventi, per uscire dalla crisi economica che ha colpito le attività della ristorazione e dell’intrattenimento. “Abbiamo aspettato gli aiuti e sollecitato più volte l’intervento della politica, ma non è successo niente, le start up come Pop Up sono state messe in ginocchio, avendo aperto a dicembre 2019, senza nessun ristoro e le spese fisse da pagare, cose da folli – spiega Rotunno, referente del movimento La Brianza che non molla, fondato nei mesi scorsi da diversi imprenditori del food – Così abbiamo deciso di fare da soli: ci siamo rimboccati le maniche e ci stiamo muovendo”.

Il progetto, ormai, è ben definito: aprire dieci strutture, i Village appunto, distribuite in tutta Italia nelle quali possano trovare spazio diverse attività della ristorazione, un market per la vendita diretta dei prodotti che permetterà di lavorare anche alle attività della filiera, uno spazio dedicato ai bambini e uno per gli eventi dal vivo, musicali e non solo. Il primo aprirà a Piacenza a settembre, seguiranno gli altri nove a Bergamo, Erba, Novara, Milano, Genova, Como, Torino, Firenze e Roma.

“Aprire un’attività singolarmente oggi sarebbe impensabile, in questo modo, invece, possiamo tornare a lavorare riducendo i rischi e ovviamente anche le spese, ma offrendo un servizio nuovo e di livello ai clienti” sottolinea Rotunno, che a Monza con il suo Pop Up temporary week restaurant, dove proponeva ogni settimana una tipologia di cucina diversa, ha sperimentato il format da replicare nei Village. L’idea piace alla gente e il ristorante, a Monza, continua a lavorare, ma con le disposizioni di sicurezza i posti disponibili sono meno di un terzo. Il problema degli spazi, infatti, è determinate e il progetto Village lo affronta puntando su location molto grandi, da minimo 1.000 metri quadri, nelle quali poter far accomodare almeno 500 persone, che sedute al tavolo potranno gustare specialità di ristoranti, e quindi di mondi culinari, diversi. Saranno messe in comune le attività di gestione degli spazi (anche in relazione alla normativa anti-Covid), la fase di prenotazione e quella di consegna a domicilio, il che permetterà alle attività di gestire in autonomia il servizio, senza doversi affidare “alle grandi piattaforme, che applicano commissioni tra il 25 e il 30 per cento”.

L’idea di Rotunno è sfruttare quanto appreso nei mesi di pandemia per guardare al futuro con speranza: “Al debutto, a settembre, saranno ancora in vigore le norme anti-Covid. Per tornare alla normalità probabilmente serviranno anni, ma il nostro è un progetto a lungo termine e quando tutto sarà finito presenteremo il Village Festival Tour, con tappe in 10 città d’Italia. È evidente, ma non scontata soprattutto in un periodo come quello attuale, la volontà di investire sul territorio, creando possibilità di lavoro per i dipendenti e di collaborazione per le aziende. “Crediamo nell’Italia – sottolinea Rotunno, facendosi portavoce di tutti gli imprenditori che hanno deciso di aderire al progetto – Per questo abbiamo scelto di continuare a investire qui”.

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