Per aiutare le Piccole Medie Imprese servono ulteriore sostegno ed attenzione

De Marzo, quanto le misure dell’ultimo decreto Sostegni sono state adeguate rispetto alle esigenze delle piccole/medie imprese e rispetto agli aiuti a fondo perduto erogati con il precedente Governo? Un voto da 1 a 10?

“Guardi solitamente non mi piacciono i voti e le pagelle, ma se proprio me lo chiede direi una sufficienza stentata, poichè se da una parte è stata sicuramente una buona soluzione l’eliminazione dei Codici Ateco che avevano già penalizzato in modo iniquo troppe attività, dall’altra a mio parere si è stabilita una soglia troppo alta concernente il 30% della perdita media mensile di fatturato tra le due annualità prese come riferimento e paradossalmente in alcuni casi sono state premiate, con il contributo minimo, partite iva aperte da poche settimane piuttosto che attività storiche che hanno avuto perdite importanti del 25-29% , contenendo parzialmente il danno magari attraverso ulteriori sforzi ed investimenti”.

Ci spieghi meglio.

“Nello specifico molte attività hanno dovuto sostenere maggiori costi per adeguarsi al nuovo mercato e reggere l’onda d’urto del Covid. Un esempio ne è la diversificazione e accelerazione dei processi verso il mercato digitale. La direzione era già quella, ma il Covid sicuramente ne ha accelerato le tempistiche di 5/10 anni rendendola nella maggior parte dei casi non più una scelta ma bensì una necessità per la sopravvivenza dell’impresa stessa.

In molti casi l’immediato adeguamento nel 2020 a dei nuovi canali di vendita indispensabili ( con conseguenti maggiori costi di investimento) ha portato molte imprese a contenere le perdite medie mensili di fatturato appena al di sotto del 30%, penalizzandole di conseguenza in merito all’accesso al contributo. E questo non è affatto giusto”.

Cosa potrebbe essere considerato diversamente?

“Bisognerebbe guardare all’immediato futuro considerando anche il parametro dei costi sostenuti e documentabili, che risulterebbe sicuramente più equo per una più corretta distribuzione delle risorse.

Capisco gli sforzi fatti dal Governo precedente e ora da quello attuale, ma bisogna trovare il modo di migliorare.

La pandemia ha avuto effetti negativi in particolar modo anche sugli investimenti programmati e senza programmazione un’impresa non può sopravvivere a lungo.

Vanno date più certezze anche di breve-medio periodo nelle prossime scelte concernenti riaperture, chiusure e restrizioni che ci auguriamo vengano sempre meno ora che hanno avuto inizio finalmente le campagne vaccinali e che speriamo tutti proseguano più rapidamente possibile.

L’emergenza sanitaria è la priorità di tutti noi, ma quella economica è diventata ugualmente grave: le Imprese e di conseguenza le Famiglie non possono più aspettare”.

Serviranno quindi nuove misure importanti da parte del Governo e conseguenti ulteriori sforzi per salvare la piccola-media economia?

“Assolutamente si. Oltre ad immediati nuovi sostegni più equi e all’estensione delle Garanzie di Stato alle Imprese per un più facile accesso al credito, al termine delle sospensioni dell’Agenzia della Riscossione bisognerà riorganizzare la debitoria classica (di 72 o 120 mesi) delle imprese con piani straordinari almeno ventennali in quanto bisognerà permettere alle stesse di avere un orizzonte temporale molto più ampio di vita ed al tempo stesso di destinare le marginalità aziendali alla riorganizzazione e agli investimenti produttivi che saranno il vero vantaggio competitivo delle aziende e questo vale anche  per le piccole e medie imprese “sane” che sopravvivranno a questo disastro.

Al tempo stesso le sospensioni e le riscossioni dovranno essere necessariamente prorogate almeno sino al termine dell’anno in corso in quanto è impensabile per un’impresa in questo momento ripartire con tali pagamenti in modo immediato qualche settimana dopo aver riaperto la serranda”.

E che rimangano “sane” appunto scongiurando il rischio di infiltrazioni mafiose, del quale abbiamo sentito parlare molto negli ultimi mesi?

“Ecco appunto. Ha toccato un tasto dolente ma che rappresenta un’altra priorità sulla quale lavorare con costanza ed efficacia. Purtroppo la criminalità organizzata è una piaga  sociale enorme.

E questo si ripercuote sulle imprese di tutto il territorio nazionale ma ancor più qui nel Sud Italia. Questa presenza stravolge e corrompe, imprese, mercato, economia. Dobbiamo quindi davvero aumentare la soglia di attenzione anche in tal senso: gli effetti della pandemia hanno creato una notevole crescita sia degli interessi sia della sfera d’azione della criminalità organizzata che trae profitto e forza dalle situazioni di assoluta emergenza imprenditoriali.

Il contrasto diventa maggiormente incisivo, migliorando l’accessibilità al credito e riducendo i tempi di erogazione, avvicinandosi in questo modo alle esigenze reali delle imprese.

Al tempo stesso, questo contrasto deve essere alimentato anche attraverso il rafforzamento delle associazioni d’impresa e di categoria che vanno realmente sostenute ed ascoltate, affinché fungano da rete per ogni forma di denuncia verso la criminalità organizzata”.

 Chiudiamo con due ultime domande legate tra loro:

  1. Un settore in particolare da attenzionare e salvare con urgenza;
  2. Che ruolo possono avere invece le Amministrazioni Locali a sostegno delle attività?

“La ringrazio, anzi ringrazio io Voi per questo spazio odierno.

Per quanto concerne queste due domande assolutamente pertinenti ci sarebbe tanto e troppo da dire piuttosto che una risposta di chiusura, ma cercherò di essere telegrafico.

Per la prima domanda parto dal presupposto che i settori siano tutti importanti e meritino eguale dignità sociale e sostegno economico, ma essendo impossibile elencarli tutti, mi sovvengono nell’immediato i settori della Ristorazione ( e connessi ) e del Turismo per fare un paio di esempi.

Purtroppo proseguire con il coprifuoco fino alle 22.00 non aiuta affatto questi settori che, come tanti altri, sono fortemente penalizzati da tale decisione. È necessario ad esempio che prestissimo e sicuramente ben prima dell’estate inoltrata, tale limite orario venga modificato”.

Quindi cosa servirebbe?

“Serve una programmazione immediata tra Governo e Regioni per garantire sicurezza per la prossima stagione estiva ed incentivare i cittadini a viaggiare ed a farlo con responsabilità. Si tratterà certamente di viaggi brevi, prenotati all’ultimo minuto e con un focus importante sulla sicurezza e la salute, quindi verso luoghi con spazi aperti e a contatto con la natura”.

Per quanto concerne il Turismo parliamo di un comparto che rappresenta più del 5% del Pil Italiano (il 13% considerando anche il PIL generato indirettamente).

“Al tempo stesso poi dopo aver cercato di salvare per quanto possibile la stagione estiva, bisognerà necessariamente passare alla programmazione.

Senza ulteriori aiuti immediati mancherà il presente ma senza programmazione non ci può essere futuro”.

Benissimo grazie. Manca solo un parere sul possibile ruolo delle Amministrazioni Locali nell’era Post-Covid al fianco delle Imprese.

Di importantissimo aiuto e sostegno.

È indubbio che il ruolo centrale dal quale nella maggior parte dei casi dipende la sopravvivenza o meno delle piccole-medie imprese sia sicuramente quello del Governo, ma le Amministrazioni Locali occuperanno comunque un ruolo strategico/organizzativo e promozionale importantissimo specialmente nell’era post-emergenziale.

Ad esempio la dualità tra centro e periferia, tra piccoli e grandi insediamenti, potrebbe essere superata da nuove abitudini di cittadini e consumatori, probabilmente più propensi ad una riscoperta del valore della prossimità e dell’acquisto emozionale dopo questo lungo periodo.

Si deve continuare ad intervenire di conseguenza a livello amministrativo naturalmente con contributi ed incentivi a fondo perduto per l’adeguamento riorganizzativo e digitale da una parte ed abbattimento sulle tasse comunali di competenza delle attività d’impresa dall’altra”.

Vede infine anche altre aree di intervento in tal senso?

Si potrebbe intervenire anche per arginare la tendenza ad effettuare acquisti fuori città sostenendo la creazione di aggregazione d’imprese del terziario urbano (Distretti del Commercio, Centri Aggregati di Via, ecc.).

“Le esperienze condotte nel tempo dimostrano già a livello storico l’efficacia di tali strumenti di politica attiva che promuovono la creazione di sinergie tra imprese con la rispettiva Amministrazione Comunale e altri soggetti pubblici e privati, per favorire la valorizzazione della funzione sociale del commercio e il rafforzamento delle azioni di sviluppo del sistema economico”.

Per questo lo sviluppo del commercio urbano va inteso anche in senso economico, sociale e culturale.

Bisogna quindi comprendere che tale tipologia di crescita non concerne esclusivamente la riqualificazione fisica di una città, ma anche il miglioramento del sistema integrato di relazioni che costituisce una vera e propria ricchezza per ogni città.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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