Fortunati, Assoturismo Confesercenti Umbria: “Economia riparta con il certificato verde digitale europeo”

Matteo Fortunati, presidente di Assoturismo Umbria, commenta il dibattito che si è aperto in Commissione Europea sul nuovo certificato verde digitale o certificato sanitario che dir si voglia: “Siamo in un periodo di grande crisi di mobilità, il piano vaccinale è molto indietro e ha rallentato ulteriormente con il caso AstraZeneca; la situazione, quindi, è molto molto grave e pericolosa. Siamo a un anno dal primo lockdown e l’economia è ancora ferma, la situazione si è aggravata. Se non si farà qualcosa, ci sarà una crisi economica mondiale. A mio avviso, oggi più di ieri dobbiamo adeguarci, convivere con questo virus. Gli strumenti che abbiamo in nostro possesso sono quelli dati dalla scienza: oltre ai vaccini – se tutto va bene, avremo la prima copertura efficace a dicembre – i tamponi”. E qui si inserisce il discorso del certificato verde digitale: “Io ne parlai già a maggio 2020, proprio attraverso il Corriere dell’Economia. Questo certificato dovrà assicurare la circolazione controllata all’interno dell’Unione Europea durante la pandemia”.

Matteo Fortunati

Bocciato invece il passaporto vaccinale: “Non va bene, è discriminatorio perché un paese povero che non ha i mezzi per procurarsi il vaccino rischia di restare chiuso ai turisti. Il certificato, invece, si basa su tre capisaldi: aver effettuato il vaccino oppure avere un tampone negativo o che accerti che, essendo già stati contagiati dal covid, si hanno gli anticorpi”. Fortunati aggiunge: “Questa è l’unica soluzione, insieme al lavarsi le mani, indossare la mascherine e stare distanziati. In questo modo, potremo riavere i flussi turistici e gli scambi commerciali in presenza. Sta arrivando la stagione estiva, periodo in cui abbiamo visto come il virus s’indebolisca, ma non bisogna fare l’errore dell’anno scorso che ha poi portato ad avere un’ondata a ottobre”.

Queste le indicazioni che Fortunati dà: “Bisogna istituire controlli con tamponi rapidi a tappeto alle frontiere, ai confini, ma pure di fronte ai locali. Controllare la gente in entrata in Italia e nella regione per garantire la negatività al virus. Se non garantiamo la libera circolazione dei cittadini all’interno dell’Unione Europea, avremo anche un mercato frammentato”.

Una volta avuto il certificato, la parola d’ordine è una soltanto: “Si deve riaprire. Non tutti i paesi sono d’accordo perché ci sono quelli che potrebbero volere disparità in quanto hanno un piano vaccinale avanzato e magari vorrebbero solo il passaporto vaccinale. Si medierà e si troverà il modo di unire tutti e creare un documento di sintesi in Ue”. Fortunati batte forte sul tasto: “Si deve ripartire con l’economia, altrimenti saremo in mano alle multinazionali. Si deve ripartire dalle città, dall’esercizio commerciale, dall’artigiano, dalla bottega che sono l’ossatura produttiva italiana. Dobbiamo premere politicamente per smuovere le coscienze e adottare sistemi più efficaci”. Migliori di quelli utilizzati finora: “Le regioni colorate hanno fallito, o si fa il lockdown duro come la prima volta oppure è fondamentale ripartire dal certificato verde sanitario, che non è altro che un foglio, da riconoscere in tutta Europa. È più semplice di quanto si possa immaginare”.

E ancora: “Io direi che è il caso di disporre e incentivare tamponi rapidi, potendo contare su soggetti che si prestino a prezzi ragionevoli e che si posizionino in luoghi strategici per fare questi test. I vaccini non arriveranno prima di 2-3 mesi, non ci sono tempi certi. Quando saremo a regime, li avremo, ma noi dobbiamo intervenire ora per ripartire. Il Governo Draghi ha disposto ristori ridicoli, siamo al dramma. E quando si riprenderà a girare, avremo anche problemi a gestire i flussi. Con il last minute, infatti, è molto più difficile. Una città rischia di venire travolta ai visitatori”.

Non sarà lungo l’iter in Commissione Ue: “Secondo me a breve lo approveranno, dopo aver superato le resistenze dei paesi restii a questo documento che certifica l’avvenuta vaccinazione o il tampone effettuato e che vorrebbero invece solo il documento vaccinale”.

 

Pier Francesco Quaglietti

 

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