Sugo alla Corte d’Assise Vecchia Maniera: la vera tradizione calabrese

Le cose buone e genuine si tramandano di generazione in generazione, secondo antiche ricette che non prevedono l’utilizzo di conservanti e coloranti ma solo tanta passione e amore per quello che la terra ci offre. Il Sugo alla Corte d’Assise Vecchia Maniera nasce proprio dall’unione delle migliori materie prime della tradizione culinaria calabrese: pomodoro fresco, basilico e peperoncino piccante. Una ricetta che affonda le radici nel lontano 1958, quando la famiglia Agostino gestiva il ristorante-hotel Da Rocco, a Marina di Gioiosa Jonica, dove lavorava un giovane ed estroso chef: Gaetano. Dopo un’udienza in tribunale, un noto giudice del tempo chiese ai suoi collaboratori dove poter pranzare e giunse al ristorante Da Rocco chiedendo una specialità del locale. Lo chef Gaetano, per i suoi ospiti, inventò allora degli spaghetti con un sugo piccante.  Il giudice, dopo aver fatto il bis, chiese il nome del piatto ma, essendo un’invenzione del momento, lo chef disse che ancora non aveva dato un nome. A quel punto, il giudice battezzò il piatto con il nome Spaghetti alla Corte d’Assise» data la non clemenza della Corte d’Assise nei vari processi.

A più di 60 anni dalla nascita così singolare di questa ricetta, Cascina 1899 ha deciso di portare il sugo dello chef Gaetano sulle tavole degli italiani come venne realizzato per la prima volta. È così che nasce lo speciale Sugo alla Corte d’Assise vecchia maniera, un simbolo della tradizione calabrese da consumare in ogni momento dell’anno.

La preparazione comincia nei campi di Roccella Jonica dove i pomodori vengono raccolti e poi fatti riposare in un ambiente dedicato. Stesi a terra per raggiungere il punto di rosso tanto ricercato dai grandi sommelier della maturazione, i pomodori buoni vengono lavati accuratamente e poi messi nel pentolone colmo d’acqua bollente fino a quando giunge il momento di trasferirli nella macchinetta “passatutto”. I pomodori si separano: da un lato una scia di salsa bollente scorre dallo scivolo della macchinetta e termina nel recipiente, dall’altro lato le bucce e i semini diventano compostaggio per i terreni. E la storia ricomincia.

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