“Dal campo alla tavola”. Confagricoltura lombarda spinge per una logica di filiera

L’hotel Visconti Palace di Milano ha ospitato l’assemblea di Confagricoltura Lombardia dedicata al tema “Le filiere agroalimentari al centro delle strategie europee post Covid” con la partecipazione del presidente della federazione regionale, Antonio Boselli, del presidente nazionale di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, dell’assessore regionale all’Agricoltura, Fabio Rolfi e di Gabriele Canali, docente all’Università Cattolica di Piacenza. L’appuntamento si è svolto in presenza, nel pieno rispetto di tutte le normative per la sicurezza, ed è stato anche trasmesso in diretta Facebook sul canale di Confagricoltura Lombardia.
Nel suo intervento, il presidente Boselli ha sottolineato come la pandemia abbia evidenziato la strategicità ed anche la resilienza del mondo agricolo. Tuttavia, ha spiegato, “abbiamo e stiamo pagando un prezzo alto, perché la chiusura del canale horeca ha spostato le vendite sul settore retail, gdo, discount e negozi di prossimità, provocando un riposizionamento dei nostri prodotti, con mercati estremamente instabili, con prezzi troppo spesso in picchiata, che hanno tuttora difficoltà a riprendersi”. Secondo Boselli, inoltre, la pandemia ha messo in luce le inefficienze e fragilità del nostro sistema agroalimentare. Tutto quello che è accaduto si è innestato sulle disccusioni in corso a Bruxelles relative al futuro della Pac e alla strategia “Farm to fork”.
“Saremo sempre più obbligati – ha concluso Boselli – a ragionare come filiera, perché dovremo garantire nei vari passaggi la migliore sostenibilità possibile, passando dalla fattoria al piatto del consumatore: ma dobbiamo consentire lungo tutta la filiera una crescita economica e sociale e per questo chiediamo con forza un organismo interprofessionale, dove tutti siano rappresentati, che porti azioni e proposte, vigili sui rapporti tra i componenti, contrasti gli abusi di potere contrattuale e porti avanti soluzioni anche in momenti di difficoltà come questi”.
Anche secondo Canali, “lo strumento principale e potenzialmente più efficace per governare i processi in corso è una moderna, efficace e reale interprofessione. In definitiva – ha aggiunto il professore – l’analisi, la valutazione e le formazione delle posizioni politiche del nostro paese in tema agroalimentare devono essere il frutto di una elaborazione profonda e sistematica, non poco più che occasionale: si tratta di una sfida cultura che deve essere raccolta dalle imprese e dalle istituzioni”.
“Siamo per tanti motivi in una fase di riprogettazione totale dell’agroalimentare italiano – ha detto l’assessore Rolfi -, ma occorre fare scelte giuste: logistica, infrastrutture digitali, temi di carattere infrastrutturali non sono corollari, ma vanno messi al centro dell’attenzione se vogliamo dare futuro stabile al settore; servono scelte di lungo periodo ed è il momento di farle ora”.
L’agricoltura del futuro, secondo Rolfi ma anche secondo Giansanti, è minaccia da un crescente movimento ostile, che addossa al settore colpe legate all’inquinamento, al consumo di suolo ed al trattamento degli animali: “Dobbiamo quindi investire in comunicazione – ha detto Rolfi – per combattere le fake news ma anche per trasmettere e raccontare i progressi indiscutibili e oggettivi che abbiamo raggiunto, soprattutto il Lombardia, sui temi del benessere animale, dell’uso di agrofarmaci e delle pratiche agronomiche”.
Massimiliano Giansanti ha voluto rimarcare il ruolo svolto dall’agricoltura per evitare che all’emergenza sanitaria si sommasse, nei mesi del lockdown, anche un’emergenza di carattere sociale e ha ricordato gli obiettivi raggiunti dal settore in termini economici e di crescita.
“Tuttavia – ha aggiunto – se guardiamo al futuro ci accorgiamo che manca completamente una strategia dell’agroalimentare che possa creare nuove opportunità per le nostre imprese”.
La vera sfida, secondo Giansanti, si giocherà sul cibo del futuro: sarà ancora legato alla terra oppure sarà prodotto in laboratorio? “Se dovesse passare la linea del cibo sintetico – ha spiegato – in futuro diventeremo dei cittadini sovvenzionati per la cura del territorio: gli agricoltori devono quindi farsi trovare pronti nella sfida del green deal ma alle istituzioni – ha concluso il presidente nazionale – chiediamo che gli imprenditori agricoli siano messi nelle condizioni di competere, attraverso una grande strategia di valorizzazione del nostro agroalimentare made in Italy che sia definita a livello nazionale e poi declinata ed attuata nelle singole regioni”.

 

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