La cultura del turismo può curare in Italia le crisi delle comunità ed innescare una crescita in entrambe le direzioni. Le riflessioni di Antonio Prota

La crisi più profonda della globalizzazione è legata alla perdita del senso di comunità, un valore spirituale penalizzato dalla mancanza di nuove guide in grado di dare risposte ai grandi temi dell’umanità. Oppure, come alcuni pensano, è la comunità che non si pone più domande profonde sui principi della vita. La fiducia incondizionata nella guida è continuamente minata dalle infinite conflittualità che la società odierna esprime a prescindere dai contenuti che il leader intende comunicare. Il quadro della crisi si completa con la metafora della finestra dove tutto viene messo in vista per occultare il vuoto della stanza.

Ad esprimere queste riflessioni è Antonio Prota, esperto internazionale di Turismo e Marketing Territoriale.

La mancanza di fiducia e il senso di vuoto stanno minando le fondamenta delle nostre comunità. – prosegue Prota – Come arrestare questo pericolo di decadenza culturale? Il miglior antidoto è rappresentato dal turismo, come cura di comunità, come apertura al mondo, come scambio di conoscenze. Il turismo come missione sociale e culturale con la sua forza di attrazione globale aiuta e sostiene i luoghi e le comunità, favorendo la circolazione di persone e idee, favorendo nuove relazioni e storie condivise nella postmodernità.

Il turismo sostenibile, ad esempio, nelle sue varie declinazioni riporta in equilibrio la relazione uomo-natura e di conseguenza la relazione uomo-uomo, un vero upgrade nel rapporto tra società e ambiente a favore di una sana crescita territoriale. Il turismo esperienziale porta tutti gli attori a diventare protagonisti, grazie a storie personali che restano nella memoria dei luoghi e della comunità, con segni sensoriali indelebili. Il turismo artistico valorizzando le opere creative ispira e produce nuovi contenuti, in contrapposizione alla nascita di non luoghi votati solo al consumo, alla provvisorietà e al passaggio senza profondità. Il turismo enogastronomico consegna il giusto valore nella catena di distribuzione dei prodotti agricoli, rispettando il faticoso lavoro degli agricoltori, spesso schiacciati dalle regole di un capitalismo predatorio. Il turismo sociale non lascia indietro nessuno, regalando preziosi momenti di felicità ai soggetti più deboli, mossi soprattutto dal desiderio relazionale, un’attività trasversale che garantisce importanti contenuti educativi.

Infine la sintesi di tutte le espressioni turistiche il Deep Tourism, un territorio di sperimentazione meno esplorato, ricco di contributi eterogenei, capace di dialogare nel profondo per dar vita a concept inediti dalla forte carica iconica per chi desidera conoscere le origini di ogni processo evolutivo.

Organizzare il sistema turistico di destinazione provando a partire dal desiderio di rendere la comunità più coesa è una garanzia di successo, per uscire da logiche massive standardizzate e passare ad una ospitalità autentica e personalizzata. Siamo alla continua ricerca di felicità nella corsa della vita ma ciò che può garantirla è una comunità forte nella sua identità e allo stesso tempo aperta all’evoluzione della stessa.

Antonio Prota è esperto di turismo internazionale e marketing territoriale, imprenditore e manager di vari progetti in Africa, Caraibi, Stati Uniti e Italia. Presidente del Contratto di Rete Green Road. Presidente della Ada Travel srl – start up di convergent marketing – in team con Marco Landi (ex VP di Apple ).

Attualmente affianca e gestisce alcuni progetti innovativi in Italia e nella sua Puglia su sviluppi del turismo e del benessere dei territori.

 

Photo  credit Donato Porzia

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