Dott. Gilberto Ballerini: «Tecnologia innovativa e vocazione all’assistenza: binomio perfetto per risolvere i problemi di udito»

Dott. Gilberto Ballerini

Attitudine all’ascolto, pieno supporto al cliente, ricorso alle novità tecnologiche, applicazione delle moderne tecniche riabilitative per tornare a sentire meglio. I quasi 40 anni di esperienza di Audiomedical di Pistoia si esprimono ancora una volta nell’alta professionalità del suo staff, formato dal Dott. Gilberto Ballerini e dal Dott. Giuseppe Marazia, tecnici audioprotesisti, e da Elena Bernardini ed Elena Maltinti che li coadiuvano nelle mansioni di accoglienza, organizzazione e coordinamento dell’attività.

Un’équipe che condivide orientamenti e progetti, così come la professione richiede e nello spirito di servizio che ha contraddistinto tutto l’operato nei decenni di attività e anche nel recente periodo di lockdown. Un lungo periodo che li ha visti sempre in attività per onorare l’impegno assunto coi propri assistiti e che il dott. Ballerini commenta con una considerazione: «Uscendo dal mio ruolo professionale, ritengo che il tempo che abbiamo recentemente vissuto possa rappresentare un momento di riflessione per molti: in tanti ci siamo trovati a parlare ma anche ad ascoltare, abbiamo riscoperto il valore del dialogo, delle relazioni e quindi la comunicazione tra persone si è amplificata e ha assunto maggiore importanza».

Una comunicazione che non risiede solo nell’espressione del singolo, ma che è parte integrante del tessuto sociale in cui esso vive e opera: in questo contesto il problema del deficit uditivo, prima ancora che un disagio personale, è un impedimento nella relazione con gli altri. Affrontarlo dal punto di vista tecnologico con strumenti altamente innovativi è fondamentale per una perfetta riabilitazione uditiva.

«La tecnologia ha fatto importanti progressi nella realizzazione di strumenti sempre più piccoli e quindi poco visibili, proprio per evitare l’imbarazzo che si riscontrava e si riscontra tuttora da parte di chi indossa un apparecchio acustico. Ma la vera innovazione si è concretizzata nella creazione di apparecchi capaci di distinguere ciò che è voce da ciò che è rumore, aiutando a percepire meglio nelle varie situazioni di ascolto a partire dallo sviluppo del segnale. Si tratta di dispositivi evoluti che riescono a riconoscere la voce dal rumore in funzione dell’andamento, dei tempi e della velocità delle onde sonore, riproducendole con altissima fedeltà».

Ma la tecnologia all’avanguardia non basta per ottenere i risultati sperati: ecco perché tutta l’attività di Audiomedical si fonda sul binomio innovazione-vocazione all’assistenza.

«Primo compito dell’audioprotesista è assistere la persona in difficoltà, accompagnarla nel suo percorso riabilitativo rispettando le sue esigenze, senza dimenticare l’importanza dei processi mentali nella comprensione delle parole. Per far questo, talora è necessario interpretare il suo mondo e vivere le sue necessità perché ciascun utente con deficit uditivo ha bisogni differenti calati in contesti diversi. L’assistenza, quindi, consta anche dell’analisi dell’ambiente in cui vive, di tutte le sfumature che il problema d’udito comporta e che condizionano la qualità della vita».

L’audioprotesista, infatti, non è un semplice tecnico, ma è un professionista che si occupa in senso stretto di riabilitazione grazie a una formazione sempre aggiornata e un atteggiamento di empatia e comprensione: «Assistere non vuol dire solo accompagnare l’utente nel suo processo di acclimatazione uditiva, ma si realizza anche nel fornire tutte le informazioni necessarie alla comprensione della problematica e facendo, quindi, prevenzione. Un impegno, questo, che si svolge nel tempo e che necessita di energia, dedizione e professionalità».

Un accudimento che non si è interrotto neanche nel difficile periodo del lockdown. «Oltre a una sanificazione puntuale e accurata degli ambienti, abbiamo adottato nuovi dispositivi che sostituiscono la classica mascherina: si tratta di visiere trasparenti che consentono di mostrare la bocca e quindi farsi vedere e soprattutto farsi capire bene. Anche questo piccolo accorgimento può essere un’ulteriore forma di rispetto per la sensibilità dei clienti».

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