Obbligo del conto corrente aziendale: esiste?

Tuttavia all’indomani delle varie novità riportate nel decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio 2020, è stato inserito l’obbligo, per le piccole imprese ed i professionisti, di avere un conto corrente dedicato all’attività.

Ecco dunque che sia le imprese minori, che i professionisti, anche se hanno optato per il regime forfettario, devono avere un conto in cui far affluire, obbligatoriamente, solo le somme guadagnate nell’esercizio dell’attività e dai quali sono effettuati i prelevamenti per il pagamento delle spese.

Ma andiamo con ordine. E vediamo dunque la situazione esistente fino a qualche mese fa, e quella creatasi con le nuove disposizioni normative, chiarendo anche se esistano o meno vantaggi nel possedere un conto corrente aziendale.

Obbligo del conto corrente aziendale: la situazione sino ad oggi

Prima della legge di Bilancio 2020, anche un qualunque conto corrente appartenente ad un soggetto privato, poteva essere utilizzato per gestire la propria attività, fosse essa un’impresa individuale o uno studio professionale.

Per alcune operazioni, vige l’obbligo di avere un conto corrente, ad esempio per effettuare pagamenti (o riceverli) con un importo maggiore di 3000 euro.

O ancora serve avere un conto per compiere i classici pagamenti fiscali o i versamenti previdenziali da effettuare con F24. Un obbligo questo che non vige ad esempio per i privati, i quali possono invece pagare in contante presso lo sportello bancario.

Queste limitazioni per le aziende, costringevano quindi in un certo qual modo ad avere almeno un conto corrente bancario o postale, ma nessuna legge imponeva che lo stesso fosse intestato alla partita iva piuttosto che alla persona fisica.

In vero, fino al 2006, quest’obbligo di possesso di un conto corrente aziendale esisteva ai sensi della Legge Bersani. La norma infatti aveva stabilito che il conto corrente fosse intestato all’azienda, questo al fine di far confluire i guadagni societari su un conto corrente dedicato. Tuttavia con il D.L. n.112/2008 fu abrogato l’art.32 della Bersani.

Fino ad oggi dunque non c’era una disposizione normativa che obbligasse all’uso di un conto corrente diverso da quello personale per le operazioni commerciali.

La legge di Bilancio 2020

Con il decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio dunque, come anticipato, diventa obbligatorio il conto dedicato. Le sole aziende escluse dal novero sono le startup che hanno appena aperto bottega, esclusione che però varrà esclusivamente per il primo anno di attività.

Nella medesima legge è stabilito anche che, il conto corrente aziendale non può essere utilizzato anche per i movimenti bancari legati alla propria vita privata.

Così come non può essere anche cointestato con un familiare.

Nulla vieta comunque al professionista e al piccolo imprenditore di essere intestatari di altri conti correnti, ma in questi conti non potranno transitare né i ricavi o i compensi derivanti dall’attività, né le spese inerenti.

Prima della Legge di Bilancio 2020, l’obbligo era solo per le società di capitali e per tutte le società tra professionisti, le società di persone e le ditte individuali in contabilità ordinaria, che vantavano un fatturato sopra i 400 mila euro.

I vantaggi di avere un conto dedicato

Viene da sé, al di là dell’obbligo normativo, considerare il fatto che avere un conto dedicato proprio all’attività sia vantaggioso da molteplici punti di vista.

Sebbene infatti un conto business costi un po’ di più rispetto a quello privato, può offrire all’intestatario dei servizi che i conti normali non hanno, e che cambiano pure in base alle specifiche esigenze societarie.

Possedere un conto dedicato all’attività professionale potrebbe essere di fondamentale importanza in quanto aiuta a tenere in “ordine” la gestione della propria contabilità. È più facile capire quali sono le proprie entrate, quali le uscite sempre dal punto di vista professionale.

Il che rende anche più facile stabilire, in sede di un eventuale accertamento fiscale,la provenienza delle somme presenti sul conto. In caso di conto personale infatti, una prestazione privata può facilmente esser confusa con una prestazione in nero, il che compromette la trasparenza e l’affidabilità della società stessa.

Vantaggio ancora maggiore nell’avere un conto corrente aziendale sussiste per la ditta individuale, soprattutto se iscritta alla camera di commercio con un nome di fantasia.

Nel caso infatti di un versamento o un bonifico su un conto intestato a persone fisiche, la banca potrebbe creare problemi a consentire la transazione, proprio perché manca chiarezza su chi realmente è beneficiario della somma.

Oggi poi, che le disposizioni della Legge antiriciclaggio sono diventate ancora più severe, movimenti di cifre elevate su un conto personale potrebbero creare un campanello d’allarme all’Istituto Bancario.

Quest’ultimo sarebbe tenuto infatti, oltre una certa soglia, a segnalare alle autorità competenti tali movimentazioni ritenute sospette.

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