Michele Solimando: “Con studio, tenacia e tecnologia ho trasformato il grano duro in una bevanda, la birra Fovea”

È nata Fovea, la prima birra di grano italiano al 100%, riconosciuta come tale perché fatta con un cereale della tradizione granaria del Tavoliere delle Puglie: il grano duro. Utilizzato nella nostra alimentazione, soprattutto per la realizzazione della pasta, il grano duro è oggi anche ‘da bere’, grazie alla sua trasformazione in birra frutto dello studio e della determinazione del Mastro birraio Michele Solimando.

“È stato un percorso lungo fatto di ricerca, studi, approfondimenti, tecnologia, viaggi e tanta voglia di riuscire nell’impresa. Ci sono voluti tre anni ma finalmente possiamo oggi sorseggiare una birra italiana “puro malto” di grano duro. Una birra che abbiamo ufficialmente presentato nel 2019 al Beer Attraction di Rimini insieme a Simonmattia Riva, già campione del mondo biersommelier 2017/2018 in veste di degustatore esperto, e che in questo 2020 è pronta per essere commercializzata su larga scala”.

Così Michele Solimando racconta la sua sfida nata tra i campi di Foggia, dove la sua famiglia coltiva grano duro: lì è nata la voglia di approfondire la conoscenza di questo cereale, che lo ha portato a conseguire una laurea in Agraria incentrando la sua tesi sperimentale proprio sul grano duro. Poi la passione per la birra, che lo ha portato a studiare e girare il mondo, entrando in contatto con Monaco di Baviera e le altre terre ‘patrie’ di questa deliziosa bevanda. Una bevanda realizzata anche in Italia, certo, ma con materie prime che non raccontano la storia del nostro territorio.

“Ogni birra che siamo soliti bere – continua Michele Solimando – ha una storia alle spalle e racconta i prodotti (in questo caso i cereali, luppoli e lieviti) del territorio di origine. Nei miei viaggi ho conosciuto Mastri birrai che potevano vantare una storia di generazioni nella lavorazione della birra: questo a me mancava e mi mancava una ricetta frutto dell’italianità. Con il grano duro sono riuscito nell’intento”.

Realizzare una birra non è, però, semplice come può sembrare, perché la materia prima cerealicola non può essere utilizzata così come è, ma va lavorata per trasformarla in malto utile per l’ottenimento del mosto e della birra come prodotto finale.

“Per trasformare il grano duro in malto di grano duro avevo bisogno di approfondire la materia scientificamente, avvalendomi anche di laboratori e macchinari tecnologicamente all’avanguardia. Per questo motivo mi sono recato al CERB (CEntro per la Ricerca delle Eccellenze nella Birra) del Dipartimento di Agraria di Perugia, dove sono riuscito ad ottenere il background sperato. Da qui ho potuto avviare la lavorazione del malto e poi della birra, che mi ha portato a sorseggiare il primo boccale di Fovea”.

Il progetto ‘Fovea Revolution’, come ribattezzato da Giovanni e Michele, ha finalmente visto la luce ed è pronto per allietare le tavole degli italiani con questa prima birra di grano duro, realizzata senza l’ausilio del malto d’orzo, fino ad oggi ritenuto indispensabile per fare birra.

“Finalmente adesso – conclude Michele Solimando – posso dire di avere anche io una storia da raccontare sulla birra, fatta di esperienza, sudore, studio, tenacia e tanto orgoglio italiano: perché adesso il grano duro non è solo da mangiare ma si può anche bere e questa rivoluzione non poteva che partire da Foggia, da sempre considerata il granaio d’Italia”.

Ed essendo, il malto, “anima e corpo” della birra si può ben dire che FOVEA è anima e corpo del Tavoliere delle Puglie.

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