Associazione Italiana Ospedalità Privata Puglia: “Non sparate sulle RSA”

Le Residenze Sanitarie Assistite sono nell’occhio del ciclone, in Puglia come nel resto del Paese. Sono additate come il luogo che più di altri minaccia di essere un focolaio di epidemia Covid-19, destinatarie di revisioni regolamentari e prescrizioni molto più stringenti, indicate come un pericolo nei confronti delle stesse famiglie, destinatarie di inviti a riprendersi in carico i loro cari.

Crediamo sia innanzitutto sbagliato fare di tutt’erba un fascio, quasi a dire che tutte le RSA di Puglia o d’Italia siano uguali.

Segnaliamo soprattutto il rischio di giudizi liquidatori alla cieca, basati sulla concitazione e la drammaticità del momento, che ci inducano a scelte sbagliate proprio in un momento nel quale si guarda alla cosiddetta “Fase Due” e si immagina un sistema sanitario ridisegnato in termini di appropriatezza e di efficienza.

Tutto serve tranne che una disputa ideologica sul pubblico e sul privato, che in realtà stanno dimostrando anche nell’emergenza una buona capacità di integrazione e collaborazione. Serve ancora meno dimenticarsi la storia, comprendere il perché e il come si sia arrivati alla situazione presente.

Ricordiamo a noi stessi che l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle cronicità avevano evidenziato da circa un trentennio un bisogno di salute diverso dal passato, che finiva per distorcere la tradizionale funzione degli Ospedali per acuti (sono di poco tempo fa le lungodegenze, gli anziani ricoverati all’arrivo della bella stagione e simili). Per questo si è modificata l’idea che tutto dovesse gravitare intorno all’assistenza per acuti e si sono spostate risorse e attenzioni su altre e meglio calibrate forme di assistenza, dalla medicina del territorio alla prevenzione a luoghi dove si potessero affrontare i problemi di persone che avevano una condizione che, pur non essendo gravemente patologica, non era nemmeno di salute.

Purtroppo, questa giusta esigenza è stata affrontata in modo un po’ improvvisato, con poca attenzione a una programmazione equilibrata e seguendo la logica di una messa in opera “a sportello”, che accoglieva le istanze del territorio soddisfacendole in ordine di presentazione.

La mancanza di un filtro di qualità si univa al tema più generale della mancanza di medici, con conseguente carenza di specializzazione e di destinazione professionale, è stata ulteriormente aggravata da impostazioni che tendevano a privilegiare gli aspetti socio-occupazionali anziché la solidità imprenditoriale dei proponenti.

Su tutto ha pesato la tradizionale mancanza di risorse e il sostanziale commissariamento della sanità pugliese da parte del MEF. In questo quadro, accanto a strutture di assoluta qualità e a volte di eccellenza, sono presenti realtà che sono in sostanza una ristrutturazione delle vecchie case di riposo.

Al di là di ogni polemica, e senza entrare nel merito di vicende oggi agli onori della cronaca, riteniamo si debba partire da queste situazioni per un nuovo inizio, basato sulla difesa di fragilità che non si fermano e non si limitano al Coronavirus.

Non difendiamo interessi particolari, e nemmeno quelli, pur meritevoli di attenzione, delle nostre aziende e dei nostri dipendenti e collaboratori. Chiediamo solo che non ci si fermi alle facili generalizzazioni e si avvii una riflessione comune fra le istituzioni, la comunità scientifica e gli stakeholders per fornire all’opinione pubblica un dibattito e un processo decisionale caratterizzati da assoluta trasparenza e metodo.

 

Il Presidente A.I.O.P. Puglia

Dott. Potito F.P. Salatto

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