Telecomunicazioni, Fabrello di Venetcom: «Covid-19 insegna che bisogna investire in TLC, non risparmiare»

Fabrello

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«Il Coronavirus sta facendo in poche settimane ciò che noi advisor TLC stiamo cercando di fare da anni: avvicinare le PMI all’ICT e favorire la trasformazione digitale». A parlare è Luca Fabrello, 41 anni, AD di Venetcom, società commerciale che opera su oltre 30mila clienti business PMI e SOHO sul territorio vicentino, veronese e bresciano che investono ogni anno in prodotti e servizi TLC e ICT oltre 100 milioni di euro. «Inoltre – prosegue il manager – da quando c’è l’emergenza Covid-19 nel mercato TLC sono cambiate le regole di ingaggio: si discute poco di prezzi, ma PMI e professionisti vorrebbero tutto subito e senza traumi. Un atteggiamento comprensibile, soprattutto da parte di chi non sempre ha affrontato il tema con lungimiranza».

Tutto gira intorno al Web, e con le misure di contenimento da pandemia la sete di banda, velocità e giga è diventata un problema serio: le reti nazionali stanno tenendo ma sono sempre più sotto pressione e sulle scrivanie degli operatori del settore piovono accorate invocazioni di aiuto. «La filiera è sotto stress per soddisfare le richieste – assicura Fabrello – ma non si possono fare miracoli: quando si è costretti a dire “no”, molti realizzano che le TLC fanno la differenza tra continuare a lavorare, o chiudere».

Una cosa è certa: se il mantra per molti era “le TLC devono funzionare sempre e costare poco”, in emergenza la musica è cambiata. Molti imprenditori che hanno acquistato l’ultimo smartphone ma hanno agito al risparmio sulle connessioni che legano il loro business al mondo, o sono stati scettici sull’innovazione digitale dei processi per aumentare la competitività hanno dichiarato che oggi prenderebbero la decisione opposta. Un atteggiamento miope, quello della continua ricerca del risparmio, in parte mutuato dal fatto che la guerra dei prezzi tra operatori in Italia ha mandato in fumo più valore che altrove, col rischio di asfissiare un settore strategico. «La concorrenza è fondamentale, vivacizza il mercato e tutela i consumatori – concorda l’AD Venetcom – ma una politica al ribasso senza fine toglie agli operatori capacità di investimento, col rischio di accumulare ritardi e inefficienze rispetto a Paesi più avveduti e semplici da servire». L’Italia resta infatti un Paese complesso, ove sviluppo e mantenimento di Rete fissa e mobile sono assai impegnativi date orografia, storicità, diffusione e complessità degli abitati: una complessità che con Covid-19 si è tradotta in un rifugio nella telefonia mobile, con picchi di vendite di chiavette e router LTE (in attesa della copertura 5G) e smartphone e tablet divenuti àncore di salvezza. Comprensibilmente meno brillante, invece, l’incremento delle connettività fisse, dove a rallentare i flussi si sono aggiunte alle criticità “standard” di copertura (ultra)broadband e risorse fisiche le tutele per i tecnici di Delivery e Assurance e la difficile reperibilità dei clienti.

Una pausa, quella imposta dal Coronavirus, destinata a fare riflettere su figure professionali e interi settori che rischiavano di essere sottovalutati o addirittura considerati superflui: medici, infermieri, giornalisti, trasportatori, ma anche chi lavora nelle telecomunicazioni, che permettono alle imprese di respirare e garantiscono informazione e svago a chi sta a casa. «Le TLC – conclude l’AD Venetcom – sono il collante del Sistema Paese, aiutano le aziende e chi sta a casa: senza, tutto sarebbe fermo. Niente smart working, scuola o film. Covid-19 insegna che sono servizi fondamentali, e che la parola chiave deve essere investire, non risparmiare. Spero che questo pasticcio globale sia ancora per poco, ma insegni molto».

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