Cna Sardegna, report dell’anno 2018

decrescita

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Sono state 250 le imprese sarde che nel 2018 hanno portato i libri in tribunale, contro le 217 dell’anno precedente (+15%). Nei primi nove mesi del 2019 il conto delle imprese fallite è già giunto a quota 225, un numero già molto prossimo a quello di tutto l’anno prima: questo significa che se si riportasse il dato del 2019 a tutto l’anno si giungerebbe ad un valore di circa 300 fallimenti, pari ad un +20% di incremento rispetto all’anno scorso.

E’ quanto emerge dagli ultimi dati elaborati dal Centro studi della Cna Sardegna.

“I dati parziali dell’anno in corso confermano i segnali negativi degli ultimi tre anni, allontanando le aspettative per una significativa inversione di rotta della congiuntura economica regionale”, commentano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della CNA Sardegna. “La dinamica dei fallimenti in Sardegna rende bene l’idea delle crescenti difficoltà in cui versa il tessuto imprenditoriale locale: un’impressionante progressione in crescita che nel 2018 porta al record storico dall’inizio della crisi. Purtroppo, i dati dei primi tre trimestri dell’anno in corso non lasciano ben sperare”.

La situazione della nostra regione appare preoccupante anche nel confronto con le altre regioni italiane: considerando il valore medio dell’ultimo triennio (2017-2019) in rapporto con quello precedente (2014-2016) soltanto Valle d’Aosta e Lazio hanno sperimentato un incremento dei fallimenti più marcato.

Annualizzando il dato dei primi tre trimestri del 2019 e calcolando la media dell’ultimo triennio, il numero di procedure concorsuali in Sardegna ha segnato un +35% rispetto al valore medio del triennio precedente, a livello nazionale è stato del +12%. L’incremento delle procedure concorsuali, quindi, è inferiore solo al dato della Valle d’Aosta (+38%) e del Lazio (+37%) ma decisamente superiore a quello di tutte le altre regioni, anche di quelle del Mezzogiorno. Numero di fallimenti in calo per Marche (-18%), Basilicata (-14%), Molise (-12%) e Friuli (-10%), restano costanti invece in Calabria (-0,5%), Umbria (-0,4%) e Veneto (+0,1%).

 

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