Crisi d’impresa: Fabio Dominici, “perché rivolgersi subito a un team di professionisti”

avv Dominici Fabio

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Cinque anni: secondo un qualificato osservatorio tanto passa tra il fallimento di una società e l’inizio della crisi. “Un tempo lunghissimo in cui molto si può fare per una diversa conclusione” afferma l’avvocato Fabio Dominici dello Studio legale Dominici – Tellini di Perugia.

Determinante è però la tempestività d’intervento, con l’ausilio di professionalità specializzate in materia. “In questo modo – dichiara – è più facile individuare e arginare le cause della crisi e accedere a un maggior numero di strumenti di risanamento previsti dall’ordinamento, che dipendono dalla gravità della crisi: piani attestati di risanamento, accordi di ristrutturazione del debito, procedura di concordato preventivo, dichiarazione di fallimento”.

A ostacolare l’affiancamento di esperti (avvocato, commercialista, consulente del lavoro, spesso in team) ai vertici dell’azienda è, secondo l’avvocato Dominici, “un fattore culturale, dato dalla grandissima diffusione di imprese medio-piccole e poco strutturate, in cui l’imprenditore è portato a cercare di risolvere i problemi da solo”. Rivolgersi subito a un esperto consente di “adottare più tempestive ed efficienti misure, anche in termini di contenimento dei costi necessari, con maggiori probabilità di successo”.

Non è certo un caso che nella riforma della legge fallimentare (D. Lgs 12/01/2019), che ha varato il nuovo Codice della Crisi di Impresa, l’aspetto più innovativo è l’introduzione di una disciplina organica volta a consentire l’emersione anticipata della crisi, così da scongiurare l’insolvenza vera e propria ed evitare che altri operatori commerciali rischino di essere trascinati in una situazione di crisi.

Da ultimo, evidenzia l’avvocato perugino, emerge sempre più chiaramente “il delicato ruolo dell’imprenditore, le cui scelte e il cui operato ricadono direttamente su una molteplicità di interessi, primi tra tutti quelli connessi alla salvaguardia dei posti di lavoro”.

È dunque evidente l’importanza di una gestione tempestiva e consapevole della crisi volta a salvare l’azienda, vista come bene produttivo autonomo, in grado di proseguire prescindendo dalle sorti della società insolvente.

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