Violenza di genere: Marini, “far crescere la cultura dell’attenzione”

Violenza di genere e formazione: un binomio indispensabile per “mettere in atto un’azione coordinata e consapevole, cominciando con il far crescere la cultura dell’attenzione al fenomeno perché altrimenti è difficile far crescere quella della prevenzione e per la migliore efficacia della protezione e della presa in carico delle vittime”. Lo ha sottolineato la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, in occasione dell’apertura del corso specialistico di formazione e aggiornamento per gli operatori della rete dei servizi di contrasto alla violenza di genere. Il corso, che si svolge a Villa Umbra (sede della Scuola umbra di amministrazione pubblica), fa parte dei punti fissati dal “Protocollo unico regionale per la realizzazione del Sistema regionale di contrasto alla violenza di genere” che è stato firmato nel gennaio 2018 da 41 soggetti.

La Marini ha anche ricordato come “la violenza contro le donne è un fenomeno che ci vede tristemente protagonisti, in Umbria come in Italia (circa 1200 omicidi di donne e circa 2000 orfani a livello nazionale negli ultimi 10 anni, ndr), e che è quasi ‘costituente’ dell’essere donna o uomo nella società”. Proprio per questo è stato avviato un percorso che vuole intervenire “non tanto sugli episodi accaduti, come spesso è stato in passato” quanto “non farci trovare impreparati nel cogliere quanto ci accade vicino”.

L’obiettivo per il 2018, ha sottolineato la presidente della Regione Umbria, è “quello di impegnarci affinché sia ridotto drasticamente il fenomeno della violenza di genere, diffuso anche fra i giovanissimi” e per ottenere questo “le istituzioni si mettono in gioco sul piano della programmazione e delle politiche, con un insieme articolato che va dai servizi per il lavoro a quelli sanitari e sociali, all’istruzione, ai servizi dedicati quali i Centri antiviolenza, le case rifugio e i punti di ascolto. Importante è il ruolo svolto dalle Zone sociali, dagli operatori della scuola così come lo sforzo e la disponibilità a lavorare insieme da parte della magistratura e delle forze dell’ordine”.

“Condivisione di una visione, metodi, linguaggi e soprattutto la condivisione di obiettivi” sono secondo il prefetto di Perugia, Raffaele Cannizzaro, le quattro regole base del Protocollo, che è lo “strumento più utile ed idoneo per mettere insieme energie, forze competenze, linguaggi” e che “tende ad attivare iniziative, formare persone, a uniformare comportamenti ed azioni, a rendere l’approccio degli operatori sempre più consapevole, responsabile e attento”.

Il percorso formativo comprende un percorso base, percorsi specialistici (sociale, sanitario, giuridico), seminari e supervisione e la formazione, come spiega il dirigente regionale Stefano Strona, deve essere “integrata e multidisciplinare e avere l’obiettivo di concretizzare una fattiva collaborazione tra tutti gli operatori che seguono la donna nel percorso di fuoriuscita dalla violenza, portandoli alla consapevolezza di essere inseriti di un percorso unico ma complesso, in cui ogni azione è da considerarsi parte di un più ampio sistema”.

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