Elezioni: Dichiarazione di Perugia, attenzione sulla campagna online

Un’urgente revisione delle leggi esistenti che regolamentano le campagne elettorali,e la loro applicazione per implementare i livelli di pluralismo e di equità della campagna stessa. E’ questo quanto chiesto al Parlamento italiano con la Dichiarazione di Perugia redatta al termine della conferenza internazionale ‘Social media and data driven targeting in election campaigns’, svoltasi all’Università di Perugia il 16 e 17 febbraio, e firmata da 31 studiosi. La due giorni di Perugia riuniva accademici e membri della società civile che provenivano da paesi europei ed extra-europei esperti nel campo delle campagne elettorali contemporanee.

Una domanda che nasce da un insieme di fattori: la manipolazione da parte di paesi stranieri nelle recenti elezioni in Francia, Germania, Stati Uniti e nel referendum sulla Brexit in Gran Bretagna attraverso nuove forme di pubblicità targettizzata sui social media e il mancato rispetto delle norme esistenti sulla campagna elettorale; i limitati livelli di trasparenza che portano cittadini e parlamentari a non avere sufficienti dati e prove per valutare i sospetti di impropria manipolazione delle elezioni; il ridotto numero di parlamentari italiani (68%) che dopo l’ultimo ciclo elettorale hanno dichiarato le spese sostenute nel corso della campagna elettorale e la mancata applicazione delle regolamentazioni di supervisione esistenti; il non sufficiente accesso ai dati permesso da Facebook, criticato più volte dai parlamentari di altri paesi (in testa quelli inglesi) per aver facilitato influenze estere nelle elezioni. 

Il Parlamento italiano non è l’unica realtà a cui i firmatari della Dichiarazione di Perugia si rivolgono. Ai candidati alle prossime elezioni italiane chiedono la realizzazione di un accurato resoconto di tutte le spese (campagne sui social media comprese) e ai partiti di facilitare la trasparenza di queste nuove forme di campagne online. Alle autorità che supervisionano il processo di spesa per le campagne elettorali, ovvero le commissioni a ciò preposte in Parlamento, alla Corte dei Conti e ai Collegi di garanzia elettorale chiedono che vengano applicate le regolamentazioni esistenti e siano riportate apertamente le violazioni rilevate. A Facebook, Twitter, Google che condividano pubblicamente la gamma completa di contenuti politici a pagamento, divulghino il nome dei finanziatori di tali messaggi, e identifichino le categorie di pubblico a cui si rivolgono. Si tratta di un’azione che dovrebbe essere realizzata a livello globale, poiché tali questioni influenzano le elezioni in tutto il mondo. I 31 firmatari si rivolgono infine al Consiglio d’Europa perché emetta raccomandazioni sull’uso di Internet nelle campagne elettorali, con particolare riguardo all’esigenza di maggiore trasparenza, in linea con i valori democratici e i diritti fondamentali della Convenzione Europea per i Diritti Umani.

La dichiarazione di Perugia è stata firmata tra gli altri da Paolo Mancini, Rosalba Belmonte, Giuseppina Bonerba, Rita Marchetti, Marco Mazzoni, Roberto Mincigrucci, Benedetto Ponti, Luca Recchi, Anna Stanziano e Sofia Verza dell’Università di Perugia; Sara Bentivegna dell’Università di Roma ‘La Sapienza’; Giovanni Boccia Artieri e Fabio Giglietto dell’Università di Urbino; Marzia Bona e Giuseppe Lauricella dell’Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa; Christopher Cepernich dell’Università di Torino; Riccardo Coluccini dell’Hermes Center for Transparency and Digital Human Rights; Federico Sarchi di Facebook tracking exposed e Augusto Valeriani dell’Università di Bologna.

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