“La strada per concludere la vertenza è ancora lunga”.

Nessun accordo anche se il clima sembra disteso e le parti intenzionate a mettersi d’accordo. Ma di conclusione della “vertenza Perugina Nestlè” dopo l’incontro al Ministero dell’Industria dell’altro giorno, manco a parlarne. A smorzare gli entusiasmi, a tenere alta la corda della mobilitazione ci pensa Michele Greco, segretario generale della Flai Cgil Umbria: “La vertenza Perugina purtroppo non è ancora conclusa, non c’è al momento nessun accordo e il percorso da compiere è lungo ed incerto. Dal Mise ora passiamo al ministero del Lavoro – spiega Greco – per il ricorso agli ammortizzatori sociali, finalizzato alla tutela immediata dei lavoratori, che altrimenti al 30 giugno sarebbero stati completamente scoperti. Restano però ancora da sciogliere i nodi salienti – prosegue il segretario Flai – a cominciare dagli esuberi, mai scongiurati e tanto meno ridotti, malgrado i numerosi tavoli aperti. C’è poi la strategia sul cioccolato che Nestlé intende perseguire in Europa, ancora non chiarita, malgrado gli annunci fatti al Cae un anno fa”.
Per questo, la Flai dell’Umbria considera i prossimi appuntamenti, a cominciare da quello del 28 febbraio in Confindustria a Perugia, l’occasione utile per entrar nel merito di tante questioni ancora aperte. Insomma anche se saranno attivati gli ammortizzatori sociali non si vedono prospettive vere di ricrescita della fabbrica di san Sisto.
“Questa vertenza partita nel 2015 è ancora lontana dalla soluzione – insiste il segretario Flai – C’è ancora troppa incertezza e troppe sono le tensioni tra i lavoratori che ci impongono serie e realistiche valutazioni”. Per il sindacato ottenere la proroga della cassa è decisivo, “ci consentirebbe di avere il tempo e la tranquillità per potere davvero focalizzarci sulle soluzioni e sulle modalità concrete e risolutive”.
“Insomma – conclude Greco – eviterei di dare per concluso il piano sociale, visto che i numeri disegnano una realtà molto diversa, e ancora restano aperti i termini per proporre le proprie candidature, a cominciare da quelle per l’insourcing. Al momento abbiamo un saldo del tutto negativo e dietro quei numeri ancora appesi ci sono vite e famiglie che non possiamo dimenticare”.

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