Lavoro: le ricette di Landini e Marini

Il segretario confederale della Cgil, Maurizio Landini, e la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, si sono confrontati sulle politiche di sviluppo sociale durante il convegno ‘Ripartire dalla fabbrica’, che si è svolto questa mattina a Perugia.

Landini ha evidenziato l’urgenza di “ricostruire un sistema, che io oggi non vedo in questo Paese e che dovrebbe mettere assieme lo Stato con le Regioni, il mondo dell’industria con quello dell’Università, coinvolgendo i lavoratori. Per investire sulla qualità del lavoro e sull’innovazione”.

Tra le problematiche del mondo del lavoro italiano, evidenziate anche nelle numerose vertenze che si trovano in Umbria (tra le altre, Perugina e Colussi), vi è anche la politica. “Si è preferito e si preferisce dare investimenti e decontribuzioni a pioggia per aumentare le assunzioni, che hanno favorito i contratti a termine e il lavoro precario, anziché vincolarli al mantenimento delle produzioni e al rafforzamento del lavoro. Serve una determinata visione, un progetto d’insieme” ha dichiarato il segretario confederale della Cgil.

Secondo Landini è necessario anche “favorire la crescita delle piccole imprese, che costituiscono la maggioranza delle aziende non solo in Umbria, ma in tutta Italia”.

 La presidente della Regione Umbria ha invece sottolineato che “se una volta andava di moda lo slogan ‘piccolo è bello’ oggi, nel mondo globale, piccolo non è più bello. Soprattutto per le imprese, per le quali occorre una crescita dimensionale, specie per quelle umbre”.

Secondo la Marini sono necessarie “nuove politiche industriali che affrontino il tema della crescita dimensionale delle imprese”, in quanto in una economia che si muove ormai su scala planetaria e globale “solo in questo modo le nostre imprese, quelle umbre, ma anche in generale quelle italiane, potranno essere più competitive. Le attuali dimensioni, infatti, penalizzano le nostre imprese, sia in termini della loro capacità di investire in innovazione, ricerca, sviluppo, sia in termini di capacità di export”.

Sviluppo industriale che passa anche nella nuova e più moderna dimensione di ‘fabbrica’, racchiusa nella definizione di ‘Industria 4.0’, per realizzare la quale “abbiamo bisogno che tutti gli attori economici, sindacali e istituzionali siedano allo stesso tavolo affinché ciascuno faccia la propria parte, nell’ambito di un disegno di sviluppo, e quindi di futuro, condiviso”.

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