Una ricerca per evidenziare il fenomeno del “nero”.

Il “nero”, il “sommerso” non aiuta, anzi. Sembra un’affermazione scontata ed invece è la presa di poszione della Federalberghi della ConfCommercio dopo aver letto i risultato di una indagine importante che testimonia come anche nella provincia di Terni che si pensava meno esposta al fenomeno,. È invece assolutamente coinvolta.
E non è che lavorare in nero sia solo un problema delle casse dello stato, già di per sé momento gravissimo, ma anche una concorrenza sleale verso quelle imprese che si comportanto in maniera corretta e solare.
I numeri sono impietosi a leggere l’indagine della Incipit Consulting: secondo l’Istat, ad aprile 2017, nella provincia di Terni ci sarebbero 600 esercizi extralberghieri. Ma se si legge Tripadvisor il conto arriva araddoppiarsi, 1.134. Qualcuno di meno sul sito Airbnb ma solo perché quel portale è meno visto. E allora? L’economia sommersa è pari al doppio, un danno incalcolabile.
“Il nuovo testo unico del turismo della Regione Umbria – commenta Federalberghi Umbria Confcommercio – ha accolto solo in parte le nostre richieste di emendamento, finalizzate a limitare l’ingiustificata disparità di trattamento e l’entità degli oneri a carico di chi è titolare o gestore di una struttura ricettiva rispetto a chi mette a disposizione alloggi tramite locazioni.
Inoltre, il decreto che assegna ai portali il compito di prelevare alla fonte la cosiddetta cedolare secca, da noi fortemente sostenuto – aggiunge Federalberghi Umbria – è una soluzione positiva ma non sufficiente, che dovrà essere integrata con altre misure di tutela del consumatore, ad esempio in materia di igiene e sicurezza, di pubblicità ingannevole e di trasparenza”. La Federalberghi ConfCommercio ha fatto la sua parte, sviluppando un censimento delle attività extralberghiere censite sui portali portandole a conoscenza delle istituzioni, e che vuole confutare che la risposta della “condivisione” degli appartamenti è spesso solo una copertura del lavoro in nero.
Ancora dati: a Terni gli annunci su Aibnb sono aumentato del 32% e si riferiscono per tre quarti ad appartamenti dove non abita nessuno e tutto sono tranne che da condividere. Il caso più eclatante è comunque Orvieto: “Ad aprile 2017, il portale Airbnb riporta 208 inserzioni: +22,35% rispetto a dicembre 2015. Sul totale degli annunci, il 72,12% si riferisce ad intere abitazioni; l’83,65% sono disponibili per più di sei mesi; il 60,1% delle inserzioni è pubblicato da host che mettono in vendita più di un alloggio”
Viene poi Amelia: “Ad aprile 2017, il portale Airbnb riporta 120 inserzioni: +34,8% rispetto a dicembre 2015. Sul totale degli annunci, l’80% si riferisce ad intere abitazioni; l’87,5% sono disponibili per più di sei mesi; il 58,3% delle inserzioni è pubblicato da host che mettono in vendita più di un alloggio”.
Terni si classifica per terzo: “Ad aprile 2017, il portale Airbnb riporta 103 inserzioni: +51,47% rispetto a dicembre 2015. Sul totale degli annunci, il 65,05% si riferisce ad intere abitazioni; il 76,7% sono disponibili per più di sei mesi; il 78,64% delle inserzioni è pubblicato da host che mettono in vendita più di un alloggio”.
Meno complicata la situazione narnese anche se si evidenzia una crescita del fenomeno: “Ad aprile 2017, il portale Airbnb riporta 85 inserzioni: +57,40% rispetto a dicembre 2015. Sul totale degli annunci, il 65,70% si riferisce ad intere abitazioni; l’87,06% sono disponibili per più di sei mesi; il 42,35% delle inserzioni è pubblicato da host che mettono in vendita più di un alloggio”.

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