Veneto: sempre più imprese dal giudice togato, giustizia civile in affanno

Ad oltre due anni dall’avvio della cura di riforme volute dal ministro Andrea Orlando, lo stato di salute della giustizia civile in Veneto – pur migliorato – è ancora precario. “La giustizia – afferma Agostino Bonomo, Presidente di Confartigianato Imprese Veneto – resta uno dei punti dolenti del nostro Paese: intasata, e quindi lenta, drena risorse, scoraggia gli investimenti (soprattutto quelli esteri) e, nei fatti, frena la ripresa. In Veneto, in particolare, gli organici sono sottodimensionati rispetto alle esigenze: il 55% di imprese in più in media per Giudice togato, con punte oltre il 90% a Treviso che risulta essere la provincia più penalizzata d’Italia. Ed anche se venisse attuata la riforma prevista, le cose migliorerebbero senza farci però scalare la classifica”.

Alcuni dati a testimonianza del pessimo stato di salute della giustizia veneta. Sono circa 140mila i procedimenti iscritti nel corso del 2016, un numero molto elevato che porta la media regionale per tribunale ai massimi nel nostro Paese (20mila contro una media nazionale pari a circa 15mila), nonostante un tasso di litigiosità inferiore rispetto a quello nazionale (28.153 casi iscritti per 100.000 imprese contro una media italiana di 34.264), quindi la questione di fondo è che in regione il numero di tribunali, giudici e personale amministrativo non è adeguato al bacino di utenza. Un carico sulle spalle della struttura della giustizia civile che sta tutta in due numeri: in Veneto ci sono 17.571 abitanti per giudice togato (+54,7% rispetto alla media nazionale), e 1.804 imprese rispetto alle 1.161 (+ 55,4%).

Ma quali sono le ragioni di questo intasamento che si riflette nei tempi della giustizia? I magistrati puntano il dito soprattutto contro la mancanza di personale amministrativo, che porta con sé udienze ridotte, notifiche bloccate e sportelli con orari di apertura limitati. Da tenere presente, infatti, che la rilevazione del ministero prende in considerazione il numero di magistrati previsto dalla pianta organica e non quello dei giudici effettivamente presenti. E solo 28 tribunali su 140 non hanno vuoti fra i magistrati togati in regione. Belluno, Padova e Rovigo sono in questa situazione, anche se scoperti sul fronte altrettanto importante del personale amministrativo con tassi di copertura rispettivamente del 25,6%, 14,3% e 13%.

A livello regionale il tasso di scopertura del personale amministrativo è inferiore a quello italiano (18,5% contro il 19,8%), ma a metà 2016 la carenza è salita al 21%, mentre solo 6 tribunali su 140 hanno le piante organiche complete. È evidente, quindi, che i carichi di lavoro per i magistrati effettivamente presenti sono più elevati.

C’è però una buona notizia: l’arretrato continua a calare. Non a caso se si guarda alle cause civili pendenti a fine 2016, in Veneto troviamo una media per tribunale pari a 15.751, leggermente inferiore a quella nazionale (16.487). Inoltre, altra buona notizia, il sistema giustizia sta acquisendo forze fresche dopo vent’anni senza concorsi, grazie al Decreto Ministeriale del 1 dicembre 2016 che ha ridefinito le piante organiche dei magistrati. Sono 29 i giudici in più previsti che – una volta in pianta organica effettiva – potranno far calare quasi dell’11% le imprese per giudice portandole da 2.020 a 1.804. Calerebbero ovviamente anche le cause pendenti medie -12%.

Una buona notizia, indubbiamente, ma che viene ridimensionata se il paragone è allargato ad altre regioni, confronto che fa emergere nuovamente il sottodimensionamento della giustizia veneta rispetto a popolazione e imprese. Il numero di imprese per giudice togato (1.804), infatti, è ai massimi anche rispetto a Lombardia (1.405), Emilia Romagna (1.673), Trentino (1.593) e Sardegna (1.230). Le cause pendenti, e quindi l’arretrato è superiore a quelli di Friuli, Trentino ed Emilia Romagna, ma inferiore alla Lombardia e a quello delle regioni del sud, dove è oltre il doppio sia in Lazio che Puglia.

“Una giustizia civile lenta ed inefficiente – conclude Bonomo – rappresenta un ostacolo alla crescita dell’economia e scoraggia l’attrattività degli investimenti. Ci preoccupa che la riforma complessiva della giustizia civile, veicolata dalla legge delega già approvata alla Camera ad inizio 2016 è, da un anno, in attesa di iniziare l’esame al Senato. Ed ancora di più non capiamo il silenzio sul tema della nostra classe dirigente e politica che dovrebbe rappresentare le istanze di questo territorio a Roma. C’è ancora molta strada da percorrere, come ad esempio individuare strade nuove che scoraggino la domanda di giustizia più che a soddisfarla, mentre un grande aiuto verrebbe comunque dalla rapida copertura della pianta organica prevista dal DM 1 dicembre 2016 con nuove assunzioni oppure anche con il riequilibrio del personale tra aree”.

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