Una rivoluzione nel mondo della pasta

Un decreto interministeriale, frutto di un’intesa tra il ministero delle Politiche agricole e quello dello Sviluppo economico, verrà presto recapitato a Bruxelles. L’iniziativa prevede l’obbligo di indicare sulle confezioni di pasta vendute nel territorio italiano l’origine del grano e della semola.

Una decisione che viene incontro soprattutto alle aziende nazionali che producono pasta di qualità, utilizzando il grano nazionale al posto di materie prime importate dall’estero. Non è come potrebbe pensare qualcuno una norma anti-concorrenza; le paste importate da altri paesi come prodotti finiti potranno continuare ad essere commerciate, così come in caso di esportazioni prevarrà la legge del mercato di destinazione.

È piuttosto un’operazione di trasparenza verso i consumatori italiani, che negli ultimi anni stanno mostrando una sempre maggiore attenzione alla qualità dei prodotti e alla loro provenienza. Inoltre, recenti trasmissioni tv e articoli di giornale hanno messo spesso l’accento sulla pasta e sull’importazione di grano da altri paesi, di frequente necessario per soddisfare l’ampia domanda.

Come è evidente dalle offerte che si trovano nei supermercati, la pasta interamente prodotta in Italia da grano italiano costa di più rispetto a quella che usa grano straniero o perfino la semola. Il decreto inteministeriale, così come per altri prodotti come i formaggi, non bloccherà questa varietà di prodotti, ma mira a rendere obbligatoria l’indicazione di provenienza della semola e del grano.

La filiera italiana della pasta, uno dei fiori all’occhiello dell’industria agroalimentare, può contare su una produzione annuale di 3,4 tonnellate. L’Italia è difatti il primo produttore mondiale di pasta, per un valore sul mercato che supera i 4,5 miliardi di euro.

Exit mobile version