Le carni italiane nei supermercati cinesi

In Cina i tempi della burocrazia sono lunghi, niente a che vedere con quelli dell’Italia. Ma questa volta l’attesa è valsa la pena. Lo Aqsiq, la commissione che valuta la qualità dei cibi in Cina, ha dato il via libera alle carni suine fresche e a tutti i prodotti a breve stagionatura provenienti dalle regioni del Centro-Nord italiane.

L’ostacolo negli ultimi anni per regioni quali Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna, Marche ed altre dell’arco alpino era legato al fatto che i territori venivano considerati non immuni alla malattia vescicolare. Una ricerca ha dimostrato che non è così, e dopo una lunga trattativa cui ha partecipato in primo piano l’associazione Assica, i risultati sono stati positivi.

Inutile dire come l’apertura del mercato cinese, dove le esportazioni italiane superano i 350 milioni di euro l’anno, comporti delle prospettive nel breve-medio termine molto interessanti per le aziende del settore. Secondo i dati dell’associazione, l’export italiano legato a queste carni, potrebbe da solo generare un fatturato di 50 milioni di euro.

Va inoltre considerato come la società cinese richieda sempre più prodotti di alta qualità e le aziende italiane, attrezzate più di altre in questa sfida globale, potrebbero scalzare altri competitor stranieri. Se la cucina italiana è apprezzata in tutto il mondo, e il cibo made in Italy è sinonimo di qualità, la stessa equazione potrebbe portare al successo le carni italiane in territorio cinese. Anche se poi vanno sempre considerati gli interessi economici delle grandi multinazionali, spesso in conflitto con quelli dei produttori più piccoli.

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