Nell’era del web continuano le code agli sportelli

Ad alcuni, soprattutto under 40, sembrerà una notizia sorprendente. Così come per tutti coloro, che tra operazioni di home-banking, pagamenti con carta di credito online, e ritiro referti sui siti svolgono quasi tutte le operazioni al computer e comodamente da casa.

Eppure l’Italia, secondo uno studio della Cgia di Mestre è ancora il paese delle code. Infatti, nonostante il costante calo della popolazione residente, il numero delle persone che si recano agli sportelli pubblici, dai comuni alle Asl, è salito negli ultimi vent’anni.

Il calcolo è questo: se nel 1995 per prenotare una visita specialistica, richiedere la cartella clinica, o ritirare i referti degli esami, 33,8 persone ogni 100 hanno dovuto attendere più di 20 minuti agli sportelli della propria Asl, venti anni dopo la coda è aumentata di 18 persone”. In percentuale la crescita è del 54,4%. E nei comuni per il rilascio di una carta d’identità, di un certificato, di cambi di residenza è andata anche peggio. La crescita delle code in vent’anni è del 104%.

Come mai questa situazione, visto che molti di questi atti dovrebbero essere facilmente reperibili online? In realtà non proprio tutte le strutture sono attrezzate, e non proprio per ogni pratica è possibile il disbrigo a distanza. Inoltre, spesso i cittadini hanno bisogno di chiarimenti che solo un contatto diretto con l’operatore offre. Non da ultimo, va probabilmente considerato che il personale è in alcune realtà sottodimensionato, per i vari blocchi di nuove assunzioni, e meno lavoratori allo sportello vuol dire più code per gli utenti. Insomma, il risparmio in termini di spese, anche con l’accorpamento e il taglio di alcune sedi, ha significato più disagi per i cittadini.

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