Affitti secondo canone concordato

L’argomento “casa” è da sempre in Italia un tema caldo. L’obiettivo di un appartamento di proprietà è stato inseguito da generazioni di famiglie e lavoratori, la seconda casa era un investimento sicuro. Oggi le cose sono un po’ cambiate e si sente parlare più spesso, sia nelle grandi città che nei territori più piccoli, di emergenza abitativa.

Per questo, sempre più spesso, secondo un’analisi di Solo Affitti, l’agenzia immobiliare leader nell’incontro tra domanda e offerta di case in affitto, si ricorre al canone concordato (nel 2015 il 53,5% dei nuovi contratti a livello nazionale).

Ma dove si può accedere a questi prezzi inferiori a quelli di mercato? Non in ogni parte d’Italia. Il contratto calmierato vale per le 11 grandi aree metropolitane, per i capoluoghi di provincia e per i comuni con un’alta densità abitativa. Per il contratto vale la formula 3+2 (3 anni di durata minima e poi 2 di rinnovo automatico). Gli inquilini pagano una somma inferiore per l’affitto e godono di agevolazioni fiscali, per i proprietari c’è invece la cedolare secca al 10% anziché al 22% (prevista dal d.l. 47/2014), il che vuol dire meno tasse.

Tra le città dove lo strumento è maggiormente utilizzato spiccano quelle del Nord e del Centro (le percentuali sono superiori al 90% dei nuovi contratti di affitto a Bolzano, Asti, Reggio, Modena, Grosseto). Nelle grandi città c’è una grande differenza tra Roma (71%), Milano (5%) e Napoli (15%). Va però detto che negli ultimi due casi, gli accordi territoriali sono stati rinnovati solo recentemente ed è quindi probabile che già da quest’anno vi saranno molti più contratti a canone concordato.

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