Ilio Stella: la buona reputazione che fa vendere

Ilio Stella
Ma che centra la reputazione con il business?

“Per chi fa business la reputazione è sempre stata importante, ma oggi, che viaggia anche attraverso il web, con la velocità del web, con la memoria del web, è diventata vitale. Una cattiva reputazione affossa, una buona reputazione può far decollare il proprio business”.

Perché può”?

“A differenza della cattiva reputazione, quella buona non viaggia da sola. È l’albero che cade a far rumore e non la foresta che cresce, quindi è fondamentale, non solo avere una buona reputazione, ma soprattutto saperla comunicare in modo corretto”.

Ci spieghi questo modo corretto: ci sono delle regole particolari da seguire nel democraticissimo mondo di internet?

”Non sono ‘regole’ ma veri e propri percorsi di comunicazione. Ad esempio, la reputazione non va ‘ostentata’: meglio che a parlar bene siano gli altri piuttosto che noi in prima persona. Inoltre, non bisogna cadere nella trappola dell’autocelebrazione né nello stile elencativo ed enciclopedico di un profilo social. La reputazione va comunicata in modo semplice, pragmatico e diretto, basandosi su aspetti e competenze concrete, riscontrabili nella realtà, e con un linguaggio che è un mix tra stile giornalistico e contenuti di marketing”.

Eccola la parola magica: marketing. Il che tradotto significa che la reputazione deve arrivare alle persone giuste: diciamo ai clienti?

”Si ma attenzione: non dev’essere trasferita come farebbe un venditore, ma deve poter raccontare una storia, una filosofia, un insieme di valori e tutti quegli elementi che conquistano chi ascolta (o legge) e lo spingono a raccontarla agli altri ed innescare un positivo passaparola. Alla fine di questo percorso di comunicazione, grazie alla nostra reputazione riusciamo anche a ‘vendere’ meglio e a rafforzare immagine e obiettivi di business al tempo stesso”.

Ma come si fa in concreto a valorizzare questo marketing della reputazione?

”E’ una delle chiavi del successo del prodotto Si!Reputation: ‘metterci la faccia’, perché da sempre la faccia rappresenta, rassicura, diventa un brand. Il nostro brand, unico e inimitabile, a prova di copyright. E i mezzi più efficaci sono i servizi giornalistici di alto spessore, dove i contenuti contano più del contenitore”.

Ma questo è possibile solo per il grande imprenditore o per grandi budget.

”In passato era vero, adesso non più. Oggi con le nuove tecnologie del web tutti possono diventare famosi nei confronti dei propri interlocutori, basta conoscere gli strumenti ed i metodi giusti: con Si!Reputation questo è possibile”.

Ilio Stella si diverte anche come blogger dove si parla di un concetto chiave: identità digitale.

“E’centrale nel processo di comunicazione della reputazione. Perché ormai viviamo contemporaneamente in due mondi paralleli: quello fisico e quello digitale, e nella stragrande maggioranza dei casi c’è un pericolosissimo disallineamento di immagine. Una buona identità digitale conferma e rafforza quella ‘fisica’. Al contrario, una inadeguata appanna quella ‘fisica’”.

Perché non usa il termine reale al posto di fisico?

”Perché l’identità digitale non è solo ‘virtuale’ ma anche ‘reale’. Sbaglia clamorosamente chi pensa che essa sia solo ‘virtuale’. Sul mondo digitale ormai si decide di tutto: dove andare in vacanza, dove andare a mangiare, le scarpe da comprare, l’azienda da contattare, le persone da assumere. Senza entrare poi in decisioni molto più ‘serie’ che possono cambiare in fretta gli scenari mondiali, sia economici che politici”.

Tutto chiaro. Ma in concreto a cosa serve questa identità digitale di cui ognuno di noi siamo portatori anche inconsapevoli?

”E’ un anticorpo ed una grande opportunità al tempo stesso. Anticorpo contro i ‘furbetti’ che avranno una vita sempre più dura, ed una opportunità per chi vuole conoscere a fondo le persone. Bastano pochi secondi e, in modo del tutto gratuito, si può fare una veloce ‘radiografia a tutti e a tutto’. Sempre più persone usano i principali motori di ricerca per informarsi su chi c’è ‘dietro le quinte’ di un’azienda o dell’immagine di una persona. Tutti abbiamo un’identità digitale, possiamo solamente scegliere se subirla o gestirla”.

Cosa significa gestirla?

”La spiego così: ‘ristabilire una corretta par condicio’ che spesso non c’è, perché se si commette un errore nella vita ‘fisica’ di sicuro se ne trova traccia sul web, ma delle mille cose fatte bene no. E questo pesa molto in termini di buona reputazione. Ecco allora che dobbiamo essere noi ad inserirle in maniera corretta”.

Che cosa suggerirebbe ad un imprenditore o a un professionista che vuole conoscere la propria identità digitale?

“Di fare un piccolo test di autoanalisi e porsi alcuni quesiti. Innanzitutto chiedersi: cosa esce dai principali motori di ricerca digitando il mio nome? Questa è una verifica urgente da fare. Escono (belle) foto? Escono contenuti che confermano le competenze? Ci sono quelle giuste e aggiornate? E, non ultimo, quello che c’è sul web rende giustizia al mio autentico valore di persona, imprenditore, professionista?”.

Lei fa molte domande, ma se permette, gliene faccio unultima io: questo metodo lo ha mai applicato su se stesso?

”Assolutamente si, e non nascondo che ne ho avuto benefici immediati. Vengo dal mondo della carta stampata, negli anni avevo acquisito competenze enormi nella comunicazione d’impresa, eppure stavo seguendo lo stesso declino di un settore in forte crisi. In meno di un anno, grazie ad una attenta costruzione dell’identità digitale, le mie prospettive sono letteralmente cambiate e le opportunità di business moltiplicate. Sono la stessa persona di prima, con più o meno le stesse competenze, ma solo che adesso sono più ‘famoso’ e sono gli altri a cercarmi. Il metodo Si!Reputation funziona e sarà uno dei prodotti di punta di una società come PagineSi! spa da oltre vent’anni partner tecnologico e di comunicazione delle PMI italiane”.

 

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