Sarà Pordenone, allora, la capitale italiana della cultura dper il 2027: una nomina importante per una cittadina del Friuli che aspettava questa nomina con ansia, perché voleva riversare in questo spicchio settentrionale dell’Italia l’interesse della cultura del Paese che molto spesso si ferma prima, nei grandi centri.
Ed è stato proprio questo trovarsi al di fuori dei circuiti nazionali l’interesse della giuria che l’ha consacrata, proprio oggi, a Roma, al ruolo così importante.
Cosa ha da mostrare Pordenone? E’ una “città dipinta”, con le facciate che accolgono i colori tipici del mondo veneziano, che la fanno risaltare in bellezza e singolarità. Ma è una città della provincia profonda, quella che ha espresso da sempre il sentimento dominante che ha portato l’Italia ad essere quello che è. E non ha nemmeno intenzione di cambiare: il nucleo abitato è su una pianura, che ha accolto nei secoli eserciti invasori ed eserciti che andavano ad invadere, frullando poi in un mix incredibile le tendenze e la voglia di crescere.
Come quella che si è estrinsecata nella seconda metà del Secolo scorso che ha trasformato Pordenone da una terra di emigrazione ad una terra d’accoglienza. I due flussi hanno fatto la città di oggi. Il sindaco ha commentato come Pordenone è molto conoscito da chi ha più di quaranta anni, da chi è stato inevitabilmente in una delle caserme che costituivano il Fronte Orientale dell’Italia, che faceva perno su Pordenone. Ma ci vuole poco per capire che ormai non è più tutto questo, che il territorio si è davvero emancipato rispetto alla cultura delle servitù militari. Ed è diventato la Capitale culturale dell’Italia, un titolo che fa tremare i polsi al solo pensarlo.