Friuli Venezia Giulia, calano le assunzioni nell’industria: -6% a marzo

Il settore manifatturiero registra la flessione più marcata, mentre il turismo mostra segnali di ripresa.

Le previsioni occupazionali per il mese di marzo in Friuli Venezia Giulia segnano un calo, con 8.700 contratti di assunzione programmati, in diminuzione di 580 unità rispetto al 2024 (-6,2%). Il dato emerge dal report Excelsior di Unioncamere, elaborato dal Centro Studi della Camera di Commercio di Pordenone-Udine.

Il settore più colpito è l’industria, dove le nuove entrate previste sono diminuite del 9% rispetto all’anno scorso, con un calo ancora più netto nelle imprese manifatturiere (-11%). Anche i servizi registrano una contrazione superiore al 4%, in particolare nei comparti del turismo, commercio e servizi alle imprese e alle persone.

Per il trimestre marzo-maggio, la tendenza negativa prosegue nell’industria, mentre i servizi tornano in area positiva, seppur con una crescita limitata. Si stima un incremento delle assunzioni nei settori del turismo, alloggio e ristorazione.

A marzo, l’industria è alla ricerca di circa 3.000 lavoratori, un numero che sale a 8.600 nel trimestre. Nel solo settore manifatturiero, sono previste oltre 2.000 assunzioni a marzo e 6.000 tra marzo e maggio. Nel comparto costruzioni, si stimano 830 assunzioni nel mese e oltre 2.000 nel trimestre, mentre il terziario prevede 5.800 ingressi a marzo e quasi 20.000 entro maggio.

Nonostante la riduzione delle previsioni occupazionali, permane il problema del mancato reperimento di personale, che riguarda oltre il 56% delle assunzioni programmate. Tra le figure più difficili da trovare ci sono analisti e specialisti IT, tecnici della distribuzione commerciale, ingegneri, operatori estetici e operai specializzati nell’edilizia.

Secondo il presidente della Camera di Commercio, Giovanni Da Pozzo, il quadro attuale mostra segnali di tenuta per il sistema produttivo regionale. Tuttavia, sottolinea la necessità di interventi mirati per limitare l’impatto dei costi energetici elevati e dell’instabilità internazionale sull’economia locale.

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