In Italia il mercato dell’editoria accoglie ogni anno migliaia di scrittori esordienti. Appassionati e aspiranti professionisti che mettono alla prova la loro creatività, misurandola con un numero di lettori che si spera possa crescere sempre di più.
Una crescita che però ha bisogno di essere coltivata (e motivata) con studio e dedizione. Per un aspirante scrittore, infatti, dotarsi degli strumenti giusti è essenziale per trasformare un’idea in un romanzo accattivante, come spiega Gabriele Feron, imprenditore e autore toscano di narrativa horror:
«La scrittura creativa ha poco a che fare con l’attesa dell’ispirazione, almeno per me. Piuttosto, è un processo che richiede applicazione e ricerca. Certo, il nucleo di un’idea parte da una visione, un’intuizione. Ma poi un romanzo ha bisogno di un solido impianto per poter reggere».
È questo il principio che ha guidato Feron, a partire dalla pubblicazione di Extralunare, opera di fantascienza che ha segnato il suo esordio letterario:
«Immagino la storia come un film. Ho sempre in testa l’inizio e la fine, ma lascio che i dettagli e i personaggi crescano man mano che scrivo».
Ma qual è il tempo ideale per la scrittura? E soprattutto, come conciliare questa passione con la vita di tutti i giorni?
«Quando gli svariati impegni della vita lo permettono, scrivo ovunque – risponde Feron – Per chi aspira a essere l’autore di un romanzo è necessario scrivere in ogni occasione, sfruttando ogni momento disponibile».
Una filosofia che lo stesso imprenditore toscano mette in pratica, unendo il mestiere di tutti i giorni alla sua passione:
«Sono un artigiano e cerco di replicare nella scrittura lo stesso approccio: mi prendo il tempo necessario per costruire le mie pagine, come se fossero pezzi di un mosaico», in un processo di maturazione che impone passaggi cruciali. A partire dalla fase di ricerca, pilastro fondamentale del metodo seguito da Feron che, durante la stesura de Il Giostraio dell’Inferno (2024, Pav Edizioni), si è immerso nello studio del Cristianesimo e della rappresentazione del male, sviluppando una trama che unisce elementi storici, religiosi e letterari.
«Il mio modesto parere è che una narrazione coerente ha bisogno di dettagli accurati, soprattutto in generi come horror e fantascienza. Già per Extralunare, ad esempio, mi sono avvicinato all’astronomia e ho intervistato esperti di un osservatorio spaziale per verificare determinate informazioni».
Un percorso che conduce alla costruzione di trame solide, nutrite anche dal proprio bagaglio culturale: cinema, serie, letture, curiosità. Tutto concorre a rendere un romanzo un’opera dall’impronta personale.
Ma basta questo per essere pronti alla pubblicazione?
Niente affatto, avverte Feron, che pone l’accento su un’ultima e delicatissima fase, la revisione:
«Il lavoro non si ferma con l’ultima pagina del romanzo. Personalmente, terminata la prima stesura, chiudo il cassetto e riprendo il manoscritto dopo un po’ di tempo. Ho così la possibilità di rileggere quanto prodotto con l’occhio del lettore, più che dello scrittore. Questo permette di riflettere più facilmente sugli eventuali punti deboli del prodotto», rendendo più agevole ed efficace anche il lavoro dell’eventuale editor, una figura di grande aiuto per dare ancora più spessore ed evidenza a un’opera di narrativa.
Passione sì, dunque, e tanta. Ma anche e soprattutto metodo e lavoro duro.
Si può riassumere in questi termini la filosofia di Gabriele Feron, che tiene per ultimo il consiglio più prezioso:
«Credo non si debba avere fretta di terminare. Ogni personaggio, ogni trama, arrivano col tempo giusto, così come l’ispirazione, che il più delle volte ti raggiunge mentre stai facendo tutt’altro.»
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