La vendemmia 2024 in Trentino ha registrato un calo produttivo rispetto alle annate precedenti, pur mantenendosi in linea con la media degli ultimi dieci anni. L’andamento climatico ha avuto un impatto significativo, influenzando lo sviluppo della vite, la diffusione delle malattie e le pratiche di gestione dei vigneti. Questo è quanto emerso durante la 17ª Giornata tecnica della vite e del vino, svoltasi presso la Fondazione Edmund Mach.
Le condizioni meteorologiche hanno inciso profondamente sulla produzione: tra aprile e settembre, le precipitazioni hanno superato i 1.000 millimetri, con picchi record nei mesi cruciali di maggio e giugno. Le rese per ettaro si sono ridotte, colpendo in particolare le varietà a bacca bianca più diffuse, come Pinot grigio e Müller-Thurgau, seguite dallo Chardonnay. Il calo è stato determinato principalmente da una minore fertilità della vite, grappoli meno compatti e danni legati alle malattie fungine.
Un aspetto critico della stagione è stata l’alta pressione della peronospora, che ha interessato sia le aree di fondovalle che le zone collinari. Nonostante ciò, la strategia di difesa fungicida preventiva ha prodotto risultati soddisfacenti, anche se la gestione biologica è risultata particolarmente complessa, richiedendo interventi precisi e tempestivi.
Dal punto di vista della qualità enologica, i vini bianchi del 2024 presentano un buon equilibrio gusto-olfattivo, con eccellenze riscontrate nel Pinot grigio e nelle basi spumante. Le varietà aromatiche e semi-aromatiche, come Traminer e Müller-Thurgau, si distinguono per un’espressione varietale ben definita. Per i vini rossi, pur con dotazioni polifenoliche non eccezionali, si prevede una buona tonalità di colore e una piacevole freschezza al palato.
I monitoraggi sulle fitoplasmosi hanno evidenziato un miglioramento nella diffusione della malattia nei vigneti, segnando un passo avanti nella gestione sanitaria delle coltivazioni.